La chiesa di S. Maria in Frosinone,
dal 1987 cattedrale della Diocesi, fu edificata sulla
sommità del colle dove in epoca romana sorgeva
l’acropoli della città. L’edificio, completamente
restaurato dopo la seconda guerra mondiale, si presenta
oggi in una elegante veste in stile settecentesco.
La chiesa, posta sul sito di un antico tempio
pagano dedicato a Marte, è di origine paleocristiana e
sarebbe stata sede di una Diocesi, che si fuse agli
inizi del sec. VIII con quella vicina di Veroli. Alla
primitiva costruzione chiesastica se ne sostituì, in
epoca medievale, un’altra di stile romanico di cui resta
testimonianza nello storico campanile. Il primo
documento ufficiale che ricorda la cattedrale risale al
1147.
I canonici, già numerosi nel XIII secolo, furono
nel 1302 ridotti da Bonifacio VIII e passarono da 12 a 9
unità, contemporaneamente questo papa confermò gli
statuti del capitolo.
Nel 1641, la chiesa si arricchì del prezioso “tondo”, attualmente conservato nella cappella della Madonna del Rosario, raffigurante la Vergine col Bambino e Santi attribuito alla mano di G. Sementi, discepolo del Reni. Nel 1717 ebbe luogo la visita di monsignor Tartagni
e si decise di ricostruire la collegiata con il
contributo del comune. L’edificio sacro, già
radicalmente modificato nel 1500, fu ampliato e
modificato nella veste attuale tra il 1732 e il 1745,
secondo un progetto architettonico ispirato alla
basilica romana di S. Andrea della Valle.
Il 15 luglio 1755 papa Benedetto XIV elevò la
chiesa a “Collegiata insigne” concedendo al
parroco della chiesa il titolo di arcidiacono,
solitamente riservato alla prima dignità dei capitoli
cattedrali. La consacrazione dell’edificio, di cui si
era persa memoria, avvenne il 18 giugno 1831 ad opera
del vescovo di Veroli Francesco M. Cipriani. Da ultimo
il beato Pio IX nell’aprile del 1850 concesse alla
chiesa l’uso del trono papale come cattedra
vescovile.
Nel 1944 i bombardamenti alleati, danneggiarono
gravemente le strutture dell’edificio, che subì un
radicale restauro nel 1950, ricalcando lo schema
architettonico settecentesco.
Un decreto della S. Sede dell’11 aprile 1965,
conferì alla collegiata di S. Maria il titolo di
Concattedrale della Diocesi di Veroli –
Frosinone. Il 27 febbraio 1987, dando attuazione al
decreto pontificio che sanciva la fusione delle Diocesi
Veroli-Frosinone e di Ferentino nella nuova realtà
ecclesiale, mons. Angelo Cella, primo vescovo di
Frosinone-Veroli-Ferentino, durante una solenne
concelebrazione eucaristica la dichiarava “Cattedrale
della Diocesi”.
La facciata, anticipata da un’ampia scalinata, è
scandita da tre portali. Sulla sinistra si impone
l’elegante campanile romanico. L’interno, con pianta a
croce latina ed a tre navate, è diviso da una serie di
pilastri a tutto sesto. Ad “accogliere” idealmente i
visitatore sono le due statue bronzee dei due Papi
frusinati, Sant’Ormisda e San Silverio, poste ai lati
dell’altare centrale. I due pontefici, padre e figlio,
vissero nel VI sec., il primo si adoperò con successo
alla riunificazione della Chiesa d’Oriente con quella
d’Occidente. La statua di Sant’Ormisda è riprodotta con
le mani raccolte al petto: con la destra tiene una croce
di ferro mentre con la sinistra regge il libro
Epistole Hormisde.
L’abside è decorato dall’elegante cattedra episcopale in marmo bianco di Carrara che presenta due rilievi scultorei a tutto tondo e a figura intera dei due Santi Patroni, dal coro dei canonici e dal grande mosaico con la raffigurazione dell’Assunzione della Vergine. L’opera di Carlo Mariani, posta nell’abside nel 1967 si ispira nella decorazione alle miniature medievali della scuola beneventano-cassinese, e costituisce l’apice di un percorso iconografico dedicato alla vita della Vergine e del Cristo. Quest’ultimo di sviluppa in dieci quadri che dal 1963 adornano le pareti della chiesa e sono opere degli artisti Purificato, Fantuzzi, Montanarini, Ceracchini e Colacicchi. A completare questo excursus sulle opere d’arte della chiesa si possono aggiungere le tele del Sarra, collocate nella cappella del SS. Sacramento, i pannelli della Via Crucis e la vetrata policroma della facciata. Grazie a questa sua ricchezza di opere
contemporanee il monumento è stato giustamente indicato
da insigni critici d’arte come una preziosa
pinacoteca d’arte
contemporanea.
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