Prosegue l’inchiesta della Procura della
Repubblica di Frosinone dopo la denuncia presentata dal
sindacato ”Città Bianca”, giallo da otto
miliardi Misteri e sospetti dietro le fatture
spedite dalla clinica di Veroli all’Asl
di FABIANA DELLA VALLE
Ancora nell’occhio del ciclone la clinica di Veroli "Città Bianca". Al centro delle polemiche sono
ancora le fatture, per un valore di circa 8 miliardi di lire, fatte recapitare
dalla clinica all’indirizzo dell’Azienda Sanitaria, e rispedite (ma solo pochi
giorni fa) da quest’ultima a Veroli. Rispedite indietro perché la clinica,
pur essendo stata autorizzata dalla Regione ad erogare servizi ospedalieri, non
è ancora "accreditata" ossia, convenzionata: per cui ricoveri e prestazioni sono
a totale carico del paziente. Ma è proprio qui che la vicenda s’ingarbuglia.
Perché, allora, la "Città Bianca" ha spedito quelle fatture? Sperava, forse,
che nel frattempo arrivasse il convenzionamento? E che su queste fatture di
8 miliardi ci sia del mistero lo si intuisce verificando che le prestazioni
relative ai mesi di luglio e agosto sono state protocollate solamente a
settembre. Come mai è trascorso tutto questo tempo dalla data di emissione a
quella di registrazione presso l’Asl? E ancora, perché le fatture sono state
rispedite dall’Asl alla "Città Bianca" solamente dopo che il caso è esploso sui
giornali (a dicembre) e non appena le sono pervenute? «È vero - ammette il
dottor Gianluigi Bracciale, responsabile amministrativo dell’azienda - una parte
delle fatture è arrivata in mio possesso solamente ad inizio dicembre, ma il
motivo di tutto questo ritardo non lo conosco. Proprio per cercare di fare
chiarezza ho aperto una piccola indagine interna. Comunque, appena giunte sul
mio tavolo sono state subito rispedite al mittente». Ma allora, dove sono
state "parcheggiate" le fatture per tutti questi mesi? Negli uffici dell’Asl
dicono tutti di non saperne niente. Tranne il ragionier Bruno Mattei,
dell’ufficio Gestioni Atti, che dice di averle avute in custodia: «Mi sono state
recapitate tempo fa dal dottor Bucchiarone (coordinatore del gruppo di lavoro
misto "Città Bianca"-Asl che doveva valutare la validità di una forma di
collaborazione tra l’Azienda pubblica e la clinica privata) ed io le ho
consegnate all’ufficio amministrazione e finanze. Perché sono arrivate fino a
me? Non lo so, probabilmente per errore, perché il mio ufficio non ha queste
competenze». L’iter seguito dalle fatture, però, non è l’unico punto oscuro
della vicenda Asl-"Città Bianca". Come è possibile che il gruppo di lavoro misto
che aveva il compito di vigilare sull’andamento della sperimentazione (ossia di
una collaborazione tra pubblico e privato) non si è accorto che i ricoveri erano
2-3 volte superiori agli 80 previsti dalla sperimentazione? «Il compito del
gruppo di lavoro - prosegue Bracciale - era quello di verificare la validità e
la convenienza di un regime misto pubblico-privato e non certo di controllare i
posti-letto occupati». Ma resta il problema del saldo delle fatture emesse.
Chi pagherà adesso le prestazioni effettuate dalla clinica nella fase di
sperimentazione? «Sono interamente a carico della "Città Bianca" - conclude
perentorio Bracciale - perché la sperimentazione non prevedeva alcun onere per
l’azienda. Era soltanto una prova per cercare di capire se fosse o meno
conveniente per noi appoggiarci a una clinica per fornire prestazioni ancora non
attivate negli ospedali della provincia (come ad esempio la terapia del dolore).
E la clinica lo sapeva fin dal principio. Però ritengo che, inviando quelle
fatture, ci ha semplicemente "provato". Esattamente come ci provano tante altre
cliniche non accreditate dalla Regione. Una cosa è certa: l’azienda non
pagherà». E la clinica "Città Bianca"? Come intende muoversi adesso? Perderà
quegli 8 miliardi o si rifarà sui pazienti? Malgrado la delicatezza
dell’argomento da Veroli non è arrivata alcuna replica. La famiglia Faroni (che
gestisce la casa di cura) è stata irrintracciabile per tutta la giornata di
ieri, esattamente come lo è stata nei giorni addietro. E questo non giova certo
a far chiarezza sulla vicenda. Non solo: ma questo mutismo non ha permesso
nemmeno di verificare se ad alcuni pazienti la clinica viene presentata come
"convenzionata" quando invece, nella realtà, ancora non lo è. Intanto, in
tutto questo groviglio di dubbi e misteri, continuano le indagini della Procura
della Repubblica attivata da una denuncia del sindacato.
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