Domenico Merfi (Sdi) propone: «Scegliamo
direttori del luogo e sottoponiamoli al giudizio degli utenti» «La sanità affoga, manager latitante» I sindacati: invece di occuparsi dell’Asl, Pugliese fa
propaganda elettorale
«Mentre la sanità è al tracollo, il comportamento del manager nell’attuale
campagna elettorale per le regionali è a dir poco vergognoso». Non hanno peli
sulla lingua i sindacati Ugl e Cgil che puntano l’indice contro il direttore
sanitario della Asl di Frosinone, Nicola Pugliese, reo di essere sceso nella
bagarre elettorale e di non mantenere quel ruolo "super partes" che, invece,
compete ad un manager della sanità pubblica. «La campagna elettorale messa in
atto da Pugliese — insiste Rosa Roccatani, segretaria dell’Ugl — a fianco del
candidato del Ppi, Enzo Di Stefano, è palese. Più che alle lottizzazioni
politiche, farebbe bene ad impegnarsi nei tanti guai della sanità locale». «La
sponsorizzazione di qualsiasi candidato alle elezioni — gli fa eco Davide Della
Rosa, della Cgil — è da condannare. Perché Pugliese non pensa a risolvere le
carenze strutturali presenti in provincia?» E un alto dirigente dell’Asl,
che chiede l’anonimato, mette il dito nella piaga: «Come può, un manager
"vicino" al Ppi, amico dell’ex leader Franco Marini, restare alla finestra in
una competizione accanita come questa?» «La verità - interviene l’attuale
capogruppo alla Provincia dello Sdi, Domenico Merfi - è che un’unica Azienda
provinciale rischia di diventare un grosso "carrozzone", per di più fornendo
servizi inadeguati. Ecco perché rinnovo l’idea, che già avanzai quando ero
Presidente della Commissione Sanità alla Provincia, di suddividere la Ciociaria
in quattro Asl in modo da renderle più snelle e di potersi specializzare,
ognuna, in una precisa branca della medicina. Eppoi - prosegue Merfi - è ora di
finirla con questi manager che nascondono una precisa maschera dei poteri forti,
figlia della lottizzazione. La soluzione? Scegliere innanzitutto candidati del
posto, ognuno con un curriculum ineccepibile e dunque in possesso di referenze
più che collaudate; ma poi sottoporre il suo nome al gradimento dei cittadini.
Sì, insomma, sottoporli al voto degli utenti che, alla fine del mandato,
dovranno giudicarlo e, semmai, confermarlo. Un giudizio che, essendo stato
vissuto sulla propria pelle, sarà certamente indifferente a pressioni di altra
natura».
G. Rus.
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