L’inchiesta su Villa Gina/Ultimato il
giro d’interrogatori dei medici ciociari coinvolti nelle indagini dei
carabinieri «Soldi per abortire? No, solo
parcelle» Il dottor Pavia, di Cassino: erano
le pazienti a voler andare in clinica
di ALESSIO PORCU
Lo accusano di avere
preteso soldi dalle pazienti per farle abortire lontano dalla provincia di
Frosinone. Il ginecologo Giuseppe Pavia di Cassino ieri si è difeso attaccando
la sanità ciociara. «Non ho inviato donne alla clinica Villa Gina in cambio di
soldi. Nella mia carriera ho compiuto almeno seicento aborti e se avessi voluto
specularci sappiate che da noi la legge su questa materia è applicata in modo
tale che avrei avuto un pretesto al giorno per dirottare alle cliniche decine di
casi». Il medico è impegnato da anni in una battaglia per consentire le
interruzioni di gravidanza negli ospedali ciociari: dalla settimana scorsa è
agli arrestati domiciliari come la sua collega cassinate Annamaria Panico,
entrambi indagati per lo scandalo degli aborti clandestini a Villa Gina.
Contro il dottor Pavia ci sono le dichiarazioni di una donna di Cassino ed
un’altra di Pontecorvo: «Lo pagammo per abortire a Villa Gina», dicono di avere
versato fino a quattro milioni; una aggiunge: «Pretese quei soldi». Frasi che
hanno portato alle accuse di associazione per delinquere, concussione,
estorsione; non la falsificazione delle ecografie. Assistito dagli avvocati
Stefania Iasonna e Paolo Gallinelli il ginecologo ieri ha chiarito «Presi molto
meno di un milione, era il corrispettivo per l’assistenza prestata come
professionista privato ed esterno a Villa Gina». Perchè le indirizzò proprio lì?
«Fu un caso, ero al consultorio di Frosinone e sentii che consigliavano quella
clinica convenzionata. La indicai alle pazienti che non vollero abortire
nell’ospedale di Pontecorvo perchè abitano in zona e temevano che la loro scelta
si sapesse in giro». Da quanto durano i rapporti con Mario Spallone, che gestice
la clinica? «Degli Spallone conosco solo Ilio, ho avuto contatti con Villa Gina
solo tra giugno e luglio ’99. Ho trattato al massimo tre casi e tutti entro le
12 settimane indicate dalla legge». Infine la critica alla Sanità ciociara:
«In provincia di Frosinone quasi tutti i medici sono contro gli aborti; opero
nell’ospedale di Pontecorvo ma ho a disposizione appena un’infermiera, non ho il
supporto di un anestesista e per questo posso intervenire solo sulle gravidanze
fino alla nona settimana. Le donne al terzo mese di gravidanza non posso
accettarle. In queste condizioni non vi meravigliate se nascono sono scandali di
questo tipo».
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