CASSINO
Morì per una diagnosi errata,
assolti 4 medici dell’ospedale
Tutti assolti: quattro medici dell'ospedale di Cassino ieri pomeriggio
sono stati riconosciuti estranei alla morte di un loro paziente che sette
anni fa trasferirono a Roma con una diagnosi completamente sbagliata. Il
giudice Giulio Mancini li ha assolti riconoscendo che la colpa fu del
paziente, perché non disse la verità ai dottori quando arrivò al pronto
soccorso. In pratica, Pietro Nardone di San Giorgio a Liri quel 14 maggio
'93 non disse che aveva ricevuto dei colpi all'addome. Così i suoi dolori
vennero scambiati per un principio di cedimento dell'aorta; venne deciso
il trasferimento immediato al San Filippo Neri di Roma dove si scoprì che
il paziente non aveva problemi al cuore ma una "rottura della
milza". Nardone quel giorno morì.
Ieri i periti hanno stabilito che a buttare fuori strada i medici
cassinati fu il fatto che il paziente non gli aveva detto dei colpi
subiti. Così sono venuti a cadere i sospetti di negligenza, imperizia e
imprudenza che erano alla base dell'imputazione di omicidio colposo. La
stessa Pubblica accusa ieri ha chiesto l'assoluzione per i dottori
Giuseppe Iacono, Vincenza Diana, Luigi D'Isa e Enzo D'Orsi (assistiti
dagli avvocati Franco Assante, Maria Letizia Casale e Pietro Ranaldi). Il
giudice ha accolto la tesi e li ha dichiarati innocenti. Hanno annunciato
un ricorso la vedova ed i figli della vittima (rappresentati dagli
avvocati Mariano Giuliano e Saverio Fortuna).
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