Cronaca di Frosinone

Mercoledì 13 Dicembre 2000
L’odissea di una casalinga affetta da calcolosi finisce al San Camillo dove le hanno estratto un tubicino lungo 15 centimetri
Operata, ma la cannula resta nell’addome
Malasanità: indagati per lesioni tre chirurghi dell’ospedale di Anagni 

E’ l’odissea di una casalinga di 50 anni, Paola P., moglie di un operaio di Anagni e vittima dell’ennesimo caso di malasanità in Ciociaria. Dopo un’operazione alla colecisti, s’è ritrovata con una cannula di ben 15 centimetri nell’addome. Inutile aggiungere che è stata costretta a sottoporsi ad un nuovo intervento per l’asportazione, appunto, di quell’oggetto estraneo. Nel frattempo tre chirurghi dell’ospedale di Anagni sono finiti sott’inchiesta.
La storia di Paola P. inizia il 6 febbraio scorso quando viene sottoposta ad intervento chirurgico presso l’ospedale di Anagni per una calcolosi alla colecisti. Il decorso post-operatorio dura poco più di una settimana finché la donna viene dimessa. Ma qualcosa non va. La donna avverte dolori all’addome e così torna di nuovo in ospedale. «Non si preoccupi, signora: potrebbe essere qualcosa che ha mangiato e non doveva». Paola P. torna a casa, ma i dolori continuano, anzi con fitte sempre più forti. Fin quando torna di nuovo in ospedale (sempre ad Anagni) dove uno dei medici dell’équipe che l’ha operata, la rassicura: «Stia tranquilla, sono aderenze che presto andranno via».
Tutto chiaro, pensa la paziente (è proprio il caso di chiamarla così!). E invece la situazione si complica. I dolori sono sempre più frequenti e, soprattutto, più lancinanti.
A questo punto la donna abbandona l’ospedale e inizia degli accertamenti esterni, cominciando da un’ecografia a Ferentino. E qui sorge la prima sorpresa: dal monitor si vede che qualcosa non quadra. E senza mezzi termini le riferiscono che c’è "un corpo estraneo". La Tac, subito dopo, chiarisce il dubbio: quel corpo estraneo altro non è che una cannula lunga 15 centimetri e larga mezzo. La cannula, cioè, usata subito dopo l’intervento operatorio per il drenaggio. Cannula, però, che poi anziché essere rimossa, è stata lasciata nell’addome.
Per farla breve Paola P. viene rioperata al San Camillo (a Roma) dove i medici le asportano quel corpo estraneo. Poi, ironicamente, glielo restituiscono con un sorriso. Ma la donna, uscita dall’ospedale, monta su tutte le furie e si rivolge al suo avvocato di fiducia Lello Maietta, per denunciare i medici dell’ospedale di Anagni (ora indagati). Il caso è affidato al sostituto Vittorio Misiti che ha ordinato una perizia medico-legale che dovrà valutare il comportamento dei medici di Anagni. La perizia sarà pronta entro gennaio.

A. Sim.