Ceccano

Lunedì 29 Gennaio 2001
Dopo urologia anche il reparto di fisioterapia precipita nel caos organizzativo
E' vietato slogarsi una caviglia

Dopo la polemiche sulla ridotta funzionalità dell'urologia ceccanese rispetto al vasto numero di utenti in zona, Matteo Maura novello consigliere del Psi di Bobo Craxi, rincara la dose e mette sul banco degli imputati tutto ciò che concerne il servizio di fisioterapia del Santa Maria della Pietà.
"Parliamo di un servizio a domicilio che, proprio per evitare gli alti costi di degenza che si verificavano fino a qualche armo fa, è stato reso tale - inizia Maura -. E' per questo che ci si aspetterebbe un servizio più celere rispetto alla vasta utenza fabraterna e del comprensorio. Invece - continua l'esponente socialista - anche in questo caso ci troviamo di fronte a personale ridotto ai minimi termini e a code di attesa tali da scoraggiare chi ne ha realmente bisogno con il risultato di invogliarlo a rivolgersi a strutture private. Attenzione però, lungi da me il mettere in discussione la professionalità del personale esistente che è ben risaputo è di alto livello. Il nodo focale del mio discorso - puntualizza l'esponente socialista - è il fatto che tra domanda e offerta di fisioterapia al Santa Maria della Pietà c'è un divario troppo sostanziale nei numeri. Io penso che - conclude la sua analisi il consigliere - quando il cittadino giocoforza si rivolge alla sanità privata è lampante il fallimento di quella pubblica e di chi in questi anni si è prodigato a farla funzionare".
Vedremo quali effetti sortirà quest'ennesima denuncia sull'inadeguatezza delle risorse rispetto alla domanda nel nosocomio fabraterno. Di certo si tratta di un problema che, al pari di quanto detto dell'urologia locale, è tangibile ai ceccanesi che v'impattano giornalmente. Non dimentichiamoci che quella struttura dovrebbe servire un comprensorio di circa 50.000 persone. Dovrebbe appunto. Insomma, si può sapere quand'è che almeno i servizi ambulatoriali cominceranno a funzionare in questo benedetto ospedale?
Qui non si pretende di avere reparti dove si realizzino operazioni a cuore aperto ma almeno la fisioterapia, quella cercate di garantirla in maniera appena appena decente. Ma è mai possibile che un popolo come quello italiano che paga più tasse di tutti gli altri debba avere in cambio servizi che neppure nel Bangladesh?

Alessandro Liburdi