Pontecorvo | |
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Giovedì 8 Febbraio 2001 | |
Pontecorvo L'associazione punta il dito contro le lacune dell'ospedale
"Del Prete" Strutture sanitarie carenti, appello al direttore della Asl Il Centro dei Diritti del Cittadino: "I pazienti potrebbero chiedere il risarcimento dei danni" I danni al malato, causati dalle strutture inadeguate, fanno ricadere la colpa anche sui medici. Con una sentenza assai significativa, la Cassazione ha definito la natura del rapporto tra il medico e la struttura, da un lato, e il paziente dall'altro. Il Centro per i Diritti del Cittadino (Codici) ha segnalato al direttore generale, Carmine Cavallotti, la "pericolosità" della sentenza della Cassazione, se i presidi ospedalieri di tutta la provincia di Frosinone, non saranno dotati al più presto di tuffi i macchinari indispensabili. "Dopo che la Cassazione (sentenza n.48581/99) - scrive la referente del Codici - ha attribuito anche al medico la "colpa" per l'inadeguatezza delle strutture sanitarie, il problema di sostituire i macchinari obsoleti è divenuto pressante, anche perché gli addetti ai lavori potrebbero ricorrere ad una sorta di "sciopero bianco" per annullare i danni patrimoniali a danno del paziente". infatti, la suprema Cotte ha affermato che, salvo i casi di urgenza, è responsabilità del medico anche preoccuparsi del fatto che la struttura sanitaria in cui lavora sia dotata dei mezzi e degli strumenti tecnici necessari per quella specifica attività sanitaria. "Nel caso - continua la Cassazione - in cui la struttura non abbia tali mezzi, il medico è tenuto a disporre il trasferimento del paziente in altra sede "idonea"". Sicché, se il dottore non si attiva in tal senso, il malato danneggiato può chiamarlo in giudizio per il risarcimento dei danni. Il caso vagliato dalla Cassazione è quello di un ginecologo, il quale impegnato nell'assistenza ad un parto pilotato (indotto con la somministrazione di farmaci stimolatori delle contrazioni uterine) in una clinica privata non dotata di monitoraggio automatico del nascituro, non si accorse dello stato di sofferenza del bambino, che sarebbe stato di certo rilevato, se la struttura fosse stata dotata delle necessarie apparecchiature. I medici che avevano partecipato all'assistenza della partoriente furono condannati al risarcimento di 2 miliardi e 385 milioni: la Corte di cassazione alla quale i medici si erano rivolti, chiedendo l'annullamento della sentenza, ha dato loro torto e riconosciuto ai genitori del bambino il diritto al risarcimento. La Cassazione, infatti, ha, affermato che la diligenza e la perizia di un medico non vanno valutate solo in base alle sue capacità professionali, ma anche alla scelta di effettuare i suoi interventi solo in sede adatte, quando cioè sia "tecnicamente possibile". Lo stesso ragionamento vale anche per le strutture pubbliche, come ha stabilito un'altra sentenza della cassazione (n.2758 del '98). Il centro per i Diritti del Cittadino ha chiesto al dott. Cavallotti di dotare gli ospedali di tutti i macchinari necessari, prima che questa nuova linea giurisprudenziale provochi guasti miliardari all'Azienda. |