Da cinque mesi situazione critica per
l’allontanamento di un ginecologo coinvolto nello scandalo di villa Gina a
Roma Medico sospeso, vietato
abortire Nel polo Pontecorvo-Cassino donne
costrette a rivolgersi ai privati
di ALESSANDRO SDOIA
Niente più interruzione volontaria della gravidanza (IVG), a partire dallo scorso agosto,
nel polo sanitario Cassino - Pontecorvo. Cinque mesi senza poter abortire con le
donne costrette a rivolgersi ai privati spendendo cifra che vanno da uno a cinque
milioni. Va ricordato inoltre che l'aborto è legge dello stato sin dal 1978,
quando fu riconosciuto alle donne il diritto di decidere se portare o meno a
compimento la propria gravidanza. Ma evidentemente, nel Distretto D dell'ASL di
Frosinone (che comprende i Poli ospedalieri di Cassino e Pontecorvo), nonostante
l'alto numero di giovani donne(circa cinque a settimana), che ricorrono
all'ausilio del Consultorio Familiare (ente preposto alla gestione della
delicata materia), questo fondamentale diritto è stato di fatto calpestato.
Dallo scorso anno infatti, l'unico medico non obiettore che ha praticato
regolarmente l'interruzione della gravidanza presso il reparto di Ostetricia del
"Del Prete", dottor Giuseppe Pavia, a seguito del suo coinvolgimento nello
scandalo di "Villa Gina" (clinica in cui sarebbero stati praticati,
clandestinamente, migliaia di aborti) è stato sospeso dal servizio, senza però
che si provvedesse ad una sua immediata sostituzione. Considerando poi che in
tutto il Distretto D dell'ASL di Frosinone l'unico nosocomio in cui è attivo il
servizio di IVG è quello di Pontecorvo (l'ospedale di Cassino non ha mai
provveduto all'attivazione), è sin troppo facile rendersi conto della grave
discriminazione a cui sono sottoposte le donne della bassa Ciociaria. Il
Consultorio Familiare di Pontecorvo, cercando di porre rimedio alla disfunzione,
si è rivolto agli altri poli ospedalieri della provincia. Ma la risposta è
risultata essere negativa: per le pazienti di Cassino e Pontecorvo non c'è posto
né a Sora, né ad Alatri né a Frosinone. Unica alternativa il privato. Le giovani
donne sono infatti costrette a rivolgersi, previo un consistente esborso di
denari (tariffe variabili da 1 a 5 milioni), a cliniche private (nella migliore
delle ipotesi) rinunciando di fatto all'assistenza psicologica e materiale della
Sanità pubblica. A questa inaccettabile discriminazione bisogna poi aggiungerne
un'altra di carattere tecnico: al "Del Prete", fino a quando è stato possibile
praticare l'IVG, gli interventi sono stati effettuati secondo un metodo (Carman)
che non prevede anestesia, mentre per legge, dovrebbe essere garantita l'opzione
tra vari metodi, tra cui quello che prevede la narcotizzazione del paziente. Su
un argomento così delicato è legittimo che vi possano essere dei punti di vista
divergenti ma è pur vero che dinanzi ad un diritto acquisito e tutelato dalla
legge, la situazione venutasi a creare nel distretto D dell'ASL di Frosinone, è
da considerarsi del tutto inaccettabile.
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