«Il mio dramma calpestato»
Appena mi sono resa conto di aspettare un bambino ho
consultato il medico in quanto sto assumendo dei farmaci. Questi mi ha informata
che erano incompatibili con un normale sviluppo del feto e mi ha consigliato
l’interruzione volontaria di gravidanza (ivg). Mi sono rivolta al
consultorio di Frosinone dove però mi hanno detto che il ginecologo che faceva
le interruzioni non lavorava più lì e che mi sarei dovuta rivolgere al
consultorio di Alatri o al dottor Tizio (di cui mi hanno fornito subito il
numero di telefono) suggerendomi che questa era la via più rapida per fare
l’ivg. Non volendo cedere a questo “ricatto" mi sono recata presso il
consultorio di Alatri. Anche qui la solita storia (il dottor Tizio mi avrebbe
potuto vedere solo dopo una settimana ma se volevo fare presto avrei potuto
rivolgermi a lui privatamente). Mio malgrado mi sono dovuta recare nel suo
studio dove per 150.000 lire senza fattura mi ha rilasciato il certificato per
l’interruzione e mi ha prescritto gli accertamenti. In una seconda visita (altre
centomila lire) mi ha fissato l’appuntamento in ospedale, dove il trattamento è
stato veramente squallido: buttate tutte insieme in una camera, trattate come
bestie, portate in sala operatoria dove ci hanno fatto stare sedute su una
panca, poi chiamate una alla volta per l’interruzione, in sala operatoria
nessuno che abbia compreso il mio dramma (tutti ridevano e scherzavano).
Nell’attesa, ognuna raccontava la sua storia per cui sono venuta a
conoscenza del calvario delle altre donne (quelle che si erano rivolte al
consultorio era più di un mese che giravano per appuntamenti vari, quelle
passate per lo studio privato del dottor Tizio erano state agevolate). Al
momento della dimissione il dottor Tizio mi consigliava ancora il controllo
presso il suo studio privato! A parte la mia situazione personale, mi
chiedo: come mai una legge dello Stato deve essere gestita da un medico privato?
Come mai non esiste un centro prenotazioni per le ivg nella Asl?
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