«I periti del tribunale hanno stabilito
che non c’è nesso tra la somministrazione e i danni subiti dalla
piccola» «Il medico non è uno
sciamano» Bimba disabile dopo il vaccino, la
difesa del dottore chiede chiarezza
di RAFFAELE CALCABRINA
«Il dottor Apruzzese ha fatto il suo dovere di medico e ora chiede al tribunale massima
chiarezza sul caso, arrivato alla fine di un'attività lavorativa nella quale ha
praticato migliaia di vaccinazioni». E' quanto ha dichiarato l'avvocato Anna
Elisa De Santis, legale del medico, imputato con i colleghi dell'ospedale di
Ceccano, Italo Bruni e Wanda Cecconi, nel processo per lesioni gravissime in
dato di una bambina. I fatti contestati risalgono al 1996, quando una bambina di
Ceccano di sei mesi fu sottoposta alla vaccinazione antipolio. I genitori della
piccola (ora invalida al 100%) accusano l'equipe medica di aver causato, a
seguito della vaccinazione, i danni alla loro figlia, sottovalutando i sintomi
negativi che la stessa (si suppone allergica ai farmaci) aveva mostrato dopo
l'iniezione del primo ciclo di vaccino. «L'emozione che suscita il caso è
grande - continua l'avvocato De Santis - uno scenario emblematico: da una parte
il neonato, dall'altra la scienza con il suo volto duro, quello dell'atto medico
obbligatorio come è la vaccinazione. A margine, un uomo, il medico, al quale,
nel luogo più simbolico della nostra comunità, il tribunale, viene assegnata la
parte dello sciamano che tutto può sulla salute delle persone. Ancora più
lontane, scacciate via nella memoria più remota, le immagini terribili dei
settemila casi all'anno di paralisi poliomelitica, le immagini dei bambini
esclusi dal mondo che si aggirano a fatica, malsopportati, nella società prima
che entrasse la vaccinazione di massa. Quelle immagini sono state ben presenti
ai medici vaccinatori nell'azione quotidiana». L'avvocato poi entra nel merito
del processo: «I periti nominati dal gip in una fase precedente di questo
processo (incidente probatorio) avevano escluso il nesso fra la vaccinazione
della bambina e le malattie della stessa, ipotizzando un danno precedente.
Questi periti del tribunale, non dell'imputato, hanno confermato le loro
conclusioni ed hanno precisato che non vi è giustificazione scientifica per
sostenere l'accusa. Al momento è oggetto di prova sia che la minore abbia subito
un danno da vaccinazione quanto che vi sia stato errore da parte dei medici».
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