Pontecorvo. Il
direttore generale dell’Asl Cavallotti sta esaminando la situazione per
cercare soluzioni Cibi scadenti ai malati, interviene il
manager
di
UMBERTO PAPPALARDO
PONTECORVO - Il direttore generale
dell’Asl, Carmine Cavallotti, ha assicurato la referente del Centro per i
«Diritti del cittadino», sta esaminando la questione del cibo servito ai
malati per migliorarne la qualità. Ma intanto i malati sono nutriti con
pietanze che provocano rigetto. «Gli esperti hanno valutato - esordisce la referente del Codici
- che lo stato di nutrizione dei
pazienti al loro ingresso in ospedale peggiora con il trascorrere dei
giorni». Non a caso, una ricerca statistica ha accertato che lo stato di
denutrizione, che era presente all’ingresso nel 19 per cento dei pazienti,
all’uscita ha raggiunto il 60 per cento dei ricoverati. «Lo studio - avverte la componente del direttivo del Centro per i "Diritti del
cittadino" - ha così dimostrato che l’ospedalizzazione può avere un
impatto sfavorevole sullo stato di nutrizione del malato. Questo si
verifica per diversi motivi. Durante i primi giorni, il paziente viene
spesso sottoposto a esami che richiedono il digiuno: al suo ritorno in
camera trova la colazione o il pranzo freddo e salta il pasto. Il vitto
ospedaliero, inoltre, è poco appetibile e il personale, scarsamente
sensibilizzato sull'importanza dell'alimentazione, non interviene per
facilitare il desinare. Anzi, a volte, vengono somministrati farmaci che
incidono sull’appetito o che hanno effetti collaterali sull’apparato
gastroenterico». Infine, «non va dimenticato - conclude la referente
del Codici - l’aspetto psicologico: il malato in ospedale sperimenta una
forte sensazione di prostrazione, è preoccupato per l'andamento della
malattia». Quali rimedi si potrebbero escogitare per attutire il disagio
della permanenza nell’ospedale? «Questo problema esiste e può essere
risolto solo "umanizzando" realmente l’ospedale. La ristorazione, che è un
momento essenziale, deve diventare simile a quella alberghiera, che ha la
possibilità di scelta dei menù; personalizzazione della dieta;
coinvolgimento del personale addetto alla distribuzione. Il pasto deve
diventare un momento di conforto e deve anche pensare alla creazione di
ambienti di svago per i pazienti». Se questa è la «ricetta» giusta per
rendere meno penosa la permanenza all’ospedale, il direttore generale,
Carmine Cavallotti, ne deve prendere atto, anche perché il costo
dell'operazione è zero. Anzi, potrebbe percepire un corrispettivo, dando
in fitto le vecchie cucine.
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