Cronaca di Frosinone

Sabato 7 Aprile 2001
Pontecorvo. Il direttore generale dell’Asl Cavallotti sta esaminando la situazione per cercare soluzioni
Cibi scadenti ai malati, interviene il manager

di UMBERTO PAPPALARDO

PONTECORVO - Il direttore generale dell’Asl, Carmine Cavallotti, ha assicurato la referente del Centro per i «Diritti del cittadino», sta esaminando la questione del cibo servito ai malati per migliorarne la qualità. Ma intanto i malati sono nutriti con pietanze che provocano rigetto.
«Gli esperti hanno valutato - esordisce la referente del Codici - che lo stato di nutrizione dei pazienti al loro ingresso in ospedale peggiora con il trascorrere dei giorni». Non a caso, una ricerca statistica ha accertato che lo stato di denutrizione, che era presente all’ingresso nel 19 per cento dei pazienti, all’uscita ha raggiunto il 60 per cento dei ricoverati. «Lo studio - avverte la componente del direttivo del Centro per i "Diritti del cittadino" - ha così dimostrato che l’ospedalizzazione può avere un impatto sfavorevole sullo stato di nutrizione del malato. Questo si verifica per diversi motivi. Durante i primi giorni, il paziente viene spesso sottoposto a esami che richiedono il digiuno: al suo ritorno in camera trova la colazione o il pranzo freddo e salta il pasto. Il vitto ospedaliero, inoltre, è poco appetibile e il personale, scarsamente sensibilizzato sull'importanza dell'alimentazione, non interviene per facilitare il desinare. Anzi, a volte, vengono somministrati farmaci che incidono sull’appetito o che hanno effetti collaterali sull’apparato gastroenterico».
Infine, «non va dimenticato - conclude la referente del Codici - l’aspetto psicologico: il malato in ospedale sperimenta una forte sensazione di prostrazione, è preoccupato per l'andamento della malattia». Quali rimedi si potrebbero escogitare per attutire il disagio della permanenza nell’ospedale? «Questo problema esiste e può essere risolto solo "umanizzando" realmente l’ospedale. La ristorazione, che è un momento essenziale, deve diventare simile a quella alberghiera, che ha la possibilità di scelta dei menù; personalizzazione della dieta; coinvolgimento del personale addetto alla distribuzione. Il pasto deve diventare un momento di conforto e deve anche pensare alla creazione di ambienti di svago per i pazienti».
Se questa è la «ricetta» giusta per rendere meno penosa la permanenza all’ospedale, il direttore generale, Carmine Cavallotti, ne deve prendere atto, anche perché il costo dell'operazione è zero. Anzi, potrebbe percepire un corrispettivo, dando in fitto le vecchie cucine.