Gli ospedali pretendono il rispetto dei contratti
ma non onorano le fatture nei tempi stabiliti Le Asl non pagano i
fornitori Nel Lazio il sistema sanitario salda le imprese, in media, dopo
606 giorni mentre la legge fissa in tre mesi il termine per liquidare i
conti. Secondo la denuncia dell’Assobiomedica il federalismo aggraverà
questa situazione
di
WANDA CHERUBINI
LA ASL e gli ospedali in genere saldano i
fornitori mediamente dopo 284 giorni, nove mesi e mezzo, quindi, contro i
tre mesi al massimo fissati per legge. La merce ordinata la ricevono e la
pretendono, però, come da contratto. Ma se la media con cui le aziende del
sistema sanitario pagano è questa, come al solito, ci sono dei picchi
massimi come nel Lazio dove il sistema sanitario salda le imprese soltanto
dopo 606 giorni, record di tempi d'attesa, seguito dalla Puglia con 501
giorni. Insieme alla nostra regione a detenere il titolo delle
ritardatarie sono Lombardia, Emilia Romagna e Campania. L'Assobiomedica,
l'associazione di imprese diagnostiche e biomedicali (oltre 4800 miliardi
di fatturato nel '99, il 77 per cento col Sistema sanitario nazionale)
dedica un titolo amaro per il rapporto sui tempi di pagamento ai fornitori
accumulati nel Duemila dal Sistema sanitario nazionale: "Anno nuovo, tempi
vecchi". A dispetto dell'incremento dei finanziamenti il Duemila ha fatto,
infatti, registrare un nuovo record nei tempi di rimborso alle aziende
fornitrici. Il rapporto dell'Assobiomedica distingue le regioni in 4
aree di mercato: a destare meno preoccupazioni si trovano dieci regioni
con il 28 per cento del fatturato totale (Basilicata, Friuli, Trentino,
Umbria, Valle D'Aosta, Molise, Abruzzo, Toscana, Calabria, Veneto). La
Sicilia insieme al Piemonte ed alla Liguria sono nella fascia di "sola
sorveglianza" con il 18,5 per cento del fatturato totale. "Allarme"
destano al contrario Lombardia, Emilia Romagna e Campania che
rappresentano il 38,5 per cento del mercato. La maglia nera va però al
Lazio ed alla Puglia(15 per cento del fatturato), regioni in cui la
situazione versa da anni in tali ritardi. Ma quello che desta ancora di
più preoccupazione per Assobiomedica è che per i prossimi anni le
previsioni non sono rivolte all'ottimismo. Il federalismo e la riforma
fiscale sono considerati, infatti, fattori a rischio per l'andamento
complessivo della spesa e dei finanziamenti. Problemi, inoltre, potrebbe
produrre la decisione di ancorare la spesa sanitaria al Pil, dal momento
che le uscite per la salute sono destinate a crescere più velocemente.
Effetti incerti potrebbero poi derivare dal gettito tributario locale,
legato all'andamento dell'economia. Il federalismo comporta poi
solidarietà e per il Sud c'è il rischio di non potere riuscire a tenere il
passo con il Nord in fatto di assistenza. Il rischio, pertanto, sarebbe
per Assobiomedica quello che le Regioni potrebbero ricorrere a manovre sul
piano delle entrate che si concentreranno sul prelievo dalle imprese che
sarebbero così colpite due volte: con rimborsi lumaca e con più tasse.
Il record negativo detenuto dal Lazio con 20 mesi di ritardo nei
pagamenti ai fornitori da parte del Ssn sembra, quindi, tutt'altro che
destinato a migliorare e le proposte finora avanzate per ridurre questi
ritardi nei pagamenti sembrano non portare ad una soluzione definitiva.
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