Cronaca di Frosinone

Sabato 5 Maggio 2001
La Corte suprema: «Nessuna violazione ai diritti del lavoratore, è lecito accertare se i comportamenti quotidiani corrispondono al reale stato di salute»

di ANTONIO MARIOZZI

Lavoratori, attenzione a quando vi assentate per malattia. Il datore può farvi spiare dagli investigatori privati. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione che ha emesso una sentenza in base alla quale è consentito accertare se i comportamenti del dipendente in convalescenza corrispondano al reale stato di salute che risulta dal certificato medico. La Suprema corte ha infatti confermato il licenziamento di Vincenzo Rossi, dipendente della Ori Martin (importante azienda siderurgica di Ceprano), che per una lombosciatalgia si era preso tre settimane di malattia dopo che gli era stato prescritto riposo e anche una cura antidolorifica. Ma la sua assenza non era affatto piaciuta ai dirigenti della Ori Martin, che lo avevano così fatto "controllare" e spiare per due settimane dai detective privati. E gli investigatori avevano scoperto, dopo pedinamenti e attente osservazioni, che Vincenzo Rossi guidava la macchina, portava le buste della spesa a casa e apriva la saracinesca del suo garage. Non solo: la sera andava poi ad animare il club privè gestito da sua moglie. A questo punto i dirigenti dell'azienda di Ceprano, secondo i quali il dipendente aveva esagerato con la sua malattia, decidevano il licenziamento in tronco, confermato dal pretore e dal tribunale di Frosinone.
Il provvedimento era stato impugnato da Vincenzo Rossi: l'uomo aveva poggiato la sua azione difensiva sull'articolo 5 dello statuto dei lavoratori che vieta «accertamenti da parte del datore di lavoro sulla idoneità e sull'infermità per malattia o infortunio del lavoratore dipendente». Ma per la Cassazione, in sostanza, l'attività affidata ai poliziotti privati non riveste carattere sanitario ed è una semplice «osservazione del comportamento esteriore e della vita di tutti i giorni del soggetto osservato». Per questo, secondo i giudici della Suprema corte, «una verifica di tal genere non si differenzia dal punto di vista concettuale e qualitativo da ogni altro accertamento relativo allo svolgimento da parte del lavoratore in malattia di attività potenzialmente e apparentemente incompatibili con lo stato di malattia». Per la Cassazione, insomma, la decisione dei vertici dell'azienda siderurgica "Ori Martin" di rivolgersi a un'agenzia di investigazioni non aveva provocato la violazione dell'art. 5 dello Statuto dei lavoratori. Da qui la sentenza (n.6236) dei supremi giudici che ha confermato la decisione emessa nel dicembre del '99 dal tribunale di Frosinone, dando torto al dipendente dell'azienda di Ceprano.