La Corte suprema: «Nessuna
violazione ai diritti del lavoratore, è lecito
accertare se
i comportamenti quotidiani corrispondono al reale stato di salute»
di ANTONIO MARIOZZI
Lavoratori, attenzione a quando vi assentate per malattia. Il datore può
farvi spiare dagli investigatori privati. Lo ha stabilito la Corte di
Cassazione che ha emesso una sentenza in base alla quale è consentito
accertare se i comportamenti del dipendente in convalescenza corrispondano
al reale stato di salute che risulta dal certificato medico. La Suprema
corte ha infatti confermato il licenziamento di Vincenzo Rossi, dipendente
della Ori Martin (importante azienda siderurgica di Ceprano), che per una
lombosciatalgia si era preso tre settimane di malattia dopo che gli era
stato prescritto riposo e anche una cura antidolorifica. Ma la sua assenza
non era affatto piaciuta ai dirigenti della Ori Martin, che lo avevano così
fatto "controllare" e spiare per due settimane dai detective
privati. E gli investigatori avevano scoperto, dopo pedinamenti e attente
osservazioni, che Vincenzo Rossi guidava la macchina, portava le buste della
spesa a casa e apriva la saracinesca del suo garage. Non solo: la sera
andava poi ad animare il club privè gestito da sua moglie. A questo punto i
dirigenti dell'azienda di Ceprano, secondo i quali il dipendente aveva
esagerato con la sua malattia, decidevano il licenziamento in tronco,
confermato dal pretore e dal tribunale di Frosinone.
Il provvedimento era stato impugnato da Vincenzo Rossi: l'uomo aveva
poggiato la sua azione difensiva sull'articolo 5 dello statuto dei
lavoratori che vieta «accertamenti da parte del datore di lavoro sulla
idoneità e sull'infermità per malattia o infortunio del lavoratore
dipendente». Ma per la Cassazione, in sostanza, l'attività affidata ai
poliziotti privati non riveste carattere sanitario ed è una semplice «osservazione
del comportamento esteriore e della vita di tutti i giorni del soggetto
osservato». Per questo, secondo i giudici della Suprema corte, «una
verifica di tal genere non si differenzia dal punto di vista concettuale e
qualitativo da ogni altro accertamento relativo allo svolgimento da parte
del lavoratore in malattia di attività potenzialmente e apparentemente
incompatibili con lo stato di malattia». Per la Cassazione, insomma, la
decisione dei vertici dell'azienda siderurgica "Ori Martin" di
rivolgersi a un'agenzia di investigazioni non aveva provocato la violazione
dell'art. 5 dello Statuto dei lavoratori. Da qui la sentenza (n.6236) dei
supremi giudici che ha confermato la decisione emessa nel dicembre del '99
dal tribunale di Frosinone, dando torto al dipendente dell'azienda di
Ceprano.
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