Posta di Frosinone

Martedì 29 Maggio 2001
Frosinone/Nella clinica Sant’Antonio
Anziani e malati “sfrattati” dalla Asl: familiari infuriati

Sono sei i pazienti della clinica Sant’Antonio del capoluogo invitati dall’Asl a lasciare la struttura ospedaliera. I parenti non ci stanno e scrivono a Regione e Prefetto di Frosinone per bloccare i trasferimenti. La clinica Sant’Antonio è una “residenza sanitaria associata", convenzionata all’Asl, che attualmente ospita trenta persone. Si tratta di pazienti non autosufficienti, arteriosclerotici, malati di demenza senile o reduci da gravi malattie. Molti non hanno familiari in grado di occuparsi di loro e dunque vengono ricoverati in clinica, che finisce per diventare una sorta di seconda casa. È l’Asl, su richiesta del medico curante, ad autorizzarne il ricovero, una volta verificate le condizioni cliniche e sociali. La stessa azienda sanitaria provvede ai controlli e, se è il caso, decide di dimettere i pazienti.
«Da diverso tempo gli organi sociali dell’Asl - scrive nella sua lettera al Prefetto, Salvatore Fasani di Frosinone, familiare di un "ospite“ della clinica - assistenti sociali e medici stanno letteralmente martoriando, con visite periodiche, questi sei poveri malati, invitandoli a lasciare la struttura. Senza nessuna motivazione è stato loro imposto di abbandonare la clinica entro il 31 maggio. Non è che non vogliamo andare via, ma vogliamo sapere perché dobbiamo andare via e perché gli altri possono rimanere». Ma dall’Asl cosa vi hanno detto? «Dicono che questa non è una lunga degenza, ma questi malati non possono andare altrove. Il problema dei posti è comunque relativo: sappiamo che ci sono posti liberi e che non esistono liste d’attesa. A questo punto ci viene da pensare che l’Asl intenda risparmiare, tagliando su questi ricoveri. Tra l’altro gli ospiti della clinica Sant’Antonio pagano una retta di 27.500 lire al giorno. C’è un caso particolare di una coppia molto anziana di Vallecorsa cui i servizi sociali hanno intimato alla moglie di abbandonare la struttura ed al marito di 91 anni di rimanere». Infine un’ultima considerazione di Fasani: «Nelle vicinanze di Frosinone non ci sono altre strutture che possono accogliere questi malati. Bisogna affidarsi ai privati con rette che vanno dal milione e ottocentomila ai duemilioni e trecentomila. Come può sopravvivere chi percepisce al massimo 780 mila lire di pensione?».
«Esiste un nucleo preposto alla valutazione di quanti hanno diritto ad entrare nella clinica - dice il responsabile delle pubbliche relazioni dell’Asl Renato Sponzilli -. Accertati i requisiti, i pazienti vengono ammessi in clinica. L’azienda svolge verifiche periodiche, ma altro non so dire».

Raf. Cal.