Frosinone/Nella clinica
Sant’Antonio Anziani e malati
“sfrattati”
dalla Asl: familiari infuriati
Sono sei i pazienti della clinica Sant’Antonio del capoluogo invitati
dall’Asl a lasciare la struttura ospedaliera. I parenti non ci stanno e scrivono
a Regione e Prefetto di Frosinone per bloccare i trasferimenti. La clinica
Sant’Antonio è una “residenza sanitaria associata", convenzionata all’Asl, che
attualmente ospita trenta persone. Si tratta di pazienti non autosufficienti,
arteriosclerotici, malati di demenza senile o reduci da gravi malattie. Molti
non hanno familiari in grado di occuparsi di loro e dunque vengono ricoverati in
clinica, che finisce per diventare una sorta di seconda casa. È l’Asl, su
richiesta del medico curante, ad autorizzarne il ricovero, una volta verificate
le condizioni cliniche e sociali. La stessa azienda sanitaria provvede ai
controlli e, se è il caso, decide di dimettere i pazienti. «Da diverso tempo
gli organi sociali dell’Asl - scrive nella sua lettera al Prefetto, Salvatore
Fasani di Frosinone, familiare di un "ospite“ della clinica - assistenti sociali
e medici stanno letteralmente martoriando, con visite periodiche, questi sei
poveri malati, invitandoli a lasciare la struttura. Senza nessuna motivazione è
stato loro imposto di abbandonare la clinica entro il 31 maggio. Non è che non
vogliamo andare via, ma vogliamo sapere perché dobbiamo andare via e perché gli
altri possono rimanere». Ma dall’Asl cosa vi hanno detto? «Dicono che questa non
è una lunga degenza, ma questi malati non possono andare altrove. Il problema
dei posti è comunque relativo: sappiamo che ci sono posti liberi e che non
esistono liste d’attesa. A questo punto ci viene da pensare che l’Asl intenda
risparmiare, tagliando su questi ricoveri. Tra l’altro gli ospiti della clinica
Sant’Antonio pagano una retta di 27.500 lire al giorno. C’è un caso particolare
di una coppia molto anziana di Vallecorsa cui i servizi sociali hanno intimato
alla moglie di abbandonare la struttura ed al marito di 91 anni di rimanere».
Infine un’ultima considerazione di Fasani: «Nelle vicinanze di Frosinone non ci
sono altre strutture che possono accogliere questi malati. Bisogna affidarsi ai
privati con rette che vanno dal milione e ottocentomila ai duemilioni e
trecentomila. Come può sopravvivere chi percepisce al massimo 780 mila lire di
pensione?». «Esiste un nucleo preposto alla valutazione di quanti hanno
diritto ad entrare nella clinica - dice il responsabile delle pubbliche
relazioni dell’Asl Renato Sponzilli -. Accertati i requisiti, i pazienti vengono
ammessi in clinica. L’azienda svolge verifiche periodiche, ma altro non so
dire».
Raf. Cal.
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