Dopo sei mesi dall’entrata in vigore,
la nuova legge sanitaria procede adagio
Fasce deboli, poca
assistenza
di WANDA CHERUBINI
Le regioni sono in ritardo
nell'applicazione della riforma dell'assistenza. A circa sei mesi
dall'entrata in vigore della legge 328/2000 solo la Campania, infatti, ha
emanato il 4 maggio le linee programmatiche per l'integrazione degli
interventi e dei servizi sociali. Il Lazio, al contrario, insieme ad altre
regioni dello Stivale, è in forte ritardo.
L'andamento delle spese regionali per l'assistenza, intanto, quali
interventi a sostegno delle fasce più deboli della popolazione come
anziani, minori, tossicodipendenti, handicap, evidenzia, nel periodo 1996-
2000 un aumento delle risorse complessive programmate: da 3603 a 4543
miliardi con un incremento del 26 per cento. L'incidenza della spesa per
l'assistenza sulla spesa totale è passata dall'1,9 per cento del '96 al 2
per cento dello scorso anno; la spesa pro- capite da 156 mila a 184 mila
lire. Anche in questo caso notevoli sono gli squilibri tra regione e
regione. Ma questa volta non c'è il solito divario tra Nord e Sud, quanto
piuttosto le enormi differenze tra regioni a statuto ordinario e quelle a
statuto speciale.
A guidare la classifica delle regioni che spendono di più per l'assistenza
sociale è la Valle D'Aosta che dal 1996 al 2000 ha innalzato il tetto di
spesa da 906 mila a 977 mila lire. Anche la nostra regione ha aumentato la
spesa assistenziale dal '96 allo scorso anno, passando dalle 36 mila lire
pro- capite del '96 alle 58 mila lire nel 2000. Ha subito, invece, un
andamento altalenante la spesa per l'assistenza nella regione Lazio. Dai 188
miliardi del '96 si è scesi ai 173 del '97, è aumentata di nuovo anche se
di poco nel '98 con 181 miliardi, fino a giungere ai 211 miliardi del '99 ed
ai 306 del 2000. Sono questi i primi risultati dell'indagine sul welfare
regionale realizzata dall'Osservatorio dello Spi- Cgil che sarà presentata
il prossimo 30 maggio a Roma. Soltanto in pochi casi le regioni hanno
realizzato misure di welfare efficaci e di indirizzo per gli enti locali.
La vicina Umbria, ad esempio, insieme alla Basilicata hanno approvato lo
scorso anno piani sociali orientati a fissare indirizzi per la realizzazione
dei piani di zona e del sistema integrato dei servizi. Secondo il segretario
generale dello Spi- Cgil, Raffaele Minelli, il vero problema dei ritardi
delle regioni è che le norme programmatiche in vigore sono distanti dai
principi della riforma. Per quanto concerne poi il divario tra i due sistemi
regionali a statuto ordinario e speciale ciò è la conseguenza di un
sistema istituzionale oramai anacronistico che ha sommerso di trasferimenti
statali le cinque regioni speciali. Tra le regioni ordinarie a segnare il
passo con i livelli di spesa sono anche Marche(25 mila lire pro- capite),
Umbria (27 mila lire) ed Abruzzo (31 mila lire). La nostra regione insieme
alla Lombardia hanno elevato e di molto i propri tetti di spesa proprio nel
corso del Duemila. Dal '96 al 2000, la spesa per l'assistenza nel Lazio è,
difatti, lievitata eccessivamente, passando dai 188 miliardi ai 306
miliardi.
C'è, infine, da considerare come questi 306 miliardi spesi nel Duemila
rappresentino l'1.4 per cento di incidenza sul totale delle spese, una buona
percentuale se paragonata a quelle di altre regioni del centro Italia, come
Umbria e Toscana che, invece, registrano un'incidenza rispettivamente dello
0,8 e dello 0,9 per cento.
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