Intervista all’assessore regionale alla Sanità
Vincenzo Maria Saraceni Modello Lazio, servizi ed
etica Apertura di tre ospedali, varato
il piano sangue, la campagna antinfluenzale e la commissione
oncologica
ROMA -
Tempo di bilanci e di programmi dopo un anno di giunta, un anno d’intensa
attività. Vincenzo Maria Saraceni, il responsabile dell’assessorato più
«difficile» della giunta, la sanità, ha affrontato questi primi 365 giorni
con grande serenità ed impegno, ma soprattuTto con le idee chiare di viene
dal mondo della sanità, di chi giornalmente aveva rIfatto i conti con i
problemi, la situazione di degrado, le liste d’attesa, il disagio del
cittadino nel rapporto con il servizio sanitario e oggi non esita a
mostrare il suo stupore quando afferma: «Mi chiedo perché tanti problemi,
ben conosciuti non venivano per niente affrontati». Questo significa
che si tratta di problemi solubili? «Alcuni certamente sì, perché si
tratta di cose mai realmente affrontate e penso al piano sangue e
all’apertura di alcuni ospedali. Certo non è da sottovalutare il pesante
disavanzo che abbiamo trovato: 7.400 miliardi». Allora parliamo di
ospedali «A luglio scorso è stato acquistato il San Raffaele per 315
miliardi per farne un polo oncologico e dermatologico. Sempre a luglio
sono stati stanziati 22 miliardi per Tor Vergata per l’avvio dell’attività
dell’azienda ospedaliera universitaria del Policlinico. Una scelta
strategica come dimostrano i numeri: siamo passati da 1743 pazienti di
gennaio ai 9103 di aprile. Aperti poi gli ambulatori gli ambulatori del
Sant’Andrea. Questo significa che quando i problemi si vogliono
affrontare e si ha determinazione, si arriva a soluzione e questa giunta
lo ha dimostrato». Sanità è anche prevenzione: ci sono obiettivi
raggiunti? «Un ottimo risultato è stato raggiunto dalla campagna
antinfluenzale: ci siamo mossi per tempo, partendo a settembre e abbiamo
avuto coperture tra la popolazione ultra sessantacinquenni del 117% in più
rispetto l’anno scorso, passando da 260 mila a 600 mila vaccinati oltre a
4100 decessi in meno con un abbattimento. Non ci siamo "accorti"
dell’influenza perché non ci sono state emergenze ospedaliere o gli
ospedali in tilt del passato». Un nodo dell’assessorato era il sistema
tariffario: cosa è stato fatto? «Lo scorso 22 dicembre è stato
approvato nuovo sistema di tariffe per assistenza ospedaliera: sistema
innovativo che ha equiparato le strutture pubbliche e accreditate per dare
al cittadino la reale possibilità di scegliere. Inoltre si tratta di uno
strumento di programmazione perché ha indicato quelle prestazioni che
riteniamo più importanti per il cittadino rispetto alle quali non abbiamo
previsto regressione tariffaria. Gli effetti si cominciano a vedere perché
ho la dimostrazione che in alcune strutture nelle quali per interventi di
protesi d’anca si aspettava 8 mesi, oggi l’attesa è ridotta a 45 giorni.
Questo significa che quella struttura è andata verso prestazioni
assolutamente qualitative abbandonando quelle meno importanti. Con quella
delibera assegnato alle prestazioni il 49% del fondo regionale sanitario
pari a 5527 miliardi per il 2000-2001, ma ci siano impegnati nel triennio
a scendere al 46% del fondo, per poter recuperare risorse da destinare al
territorio togliendole al fondo ospedaliero. In «mezzo» c’è l’approvazione
del primo piano regionale del sangue, per raggiungere l’autosufficienza
nel Lazio, la sicurezza trasfusionale e la qualità ed efficienza ed
economicità dei servizi trasfusionali. Poi il programma «Hospice»
approvato dalla giunta Storace per l’assistenza ai malati terminali e per
la realizzazione di strutture residenziali: nel triennio 2000-2003
verranno realizzati 540 posti residenza. È stata istituita la commissione
Oncologica regionale presieduta dal presidente Storace perché vogliamo che
il Lazio diventi terra di speranza per i malati oncologici e così abbiamo
fatto partire una serie di screening come quello del tumore al polmone e
ovarico mentre intendiamo potenziare quello del tumore alla mammella. Sono
state definite anche le linee guida per professione «intramuraria» nel
Lazio. Inoltre abbiamo avuto relazioni internazionali: dal 21 al 24 aprile
sono stato in Israele su invito del ministro della sanità dove ho firmato
un protocollo preliminare di collaborazione tra stato d’Israele e regione
lazio soprattutto nel settore delle emergenze e della telemedicina».
Un risultato concreto fino ad oggi, ma quali sono gli impegni per il
futuro? «Al primo posto due interventi strutturali sul sistena
sanitario regionale per cercare di razionalizzare e di ridurre il
disavanzo: accreditamento istituzionale e il piano sanitario regionale.
L’obiettivo è quello di ridurre i posti letto per acuti che sono eccedenti
nella regione, e soprattutto a Roma, e destinare maggiore risorse alle
attività ambulatoriali». Se si parla di turismo si dice che la
Capitale è certamente «invadente» rispetto il resto del territorio
regionale. È così anche nella sanità? «Certamente perché Roma ha una
sua specificità di cui bisogna tener conto e ne deve tener conto il
Governo: ci sono 5 facoltà di medicina, 4556 posti letto, 6 istituti a
carattere scientifico, tra cui Bambin Gesù, con 2073 posti letto, 8
appartenenti a enti ecclesiastici, con 2250 posti letto. In totale sono
8880 posti letto, il 35% di quelli del Lazio ma sono destinati ad
aumentare perché ci sarà il completamento di Tor Vergata e entrerà in
funzione il Policlinico Campus Biomedico. La presenza e lo sviluppo di
questa rete sarà ricondotta all’interno della programmazione regionale
anche se si tratta di posti letto per lo più decisi dallo Stato, p.l. che
hanno costi assai rilevanti e quindi è lo Stato che dovrà tenerne conto
nell’assegnazione dei fondi proprio perché per le sue specificità la
Capitale manifesta una forte attrazione nei confronti nei soggetti
erogatori». Quale è il ruolo degli ospedali religiosi? «Gli
ospedali classificati, quelli religiosi, sono otto (7 cattolici e uno
israelitico) erogano un servizio qualificato che peraltro in percentuale
costa poco: sono 2250 letti con 537 miliardi di spesa; se aggiungiamo gli
Ircss religiosi, Bambin Gesù e Idi, sono in totale 3385 letti, con una
spesa complessiva di 790 miliardi, pari al 6.6% della spesa sanitaria del
2000. Quindi una presenza forte, qualificata e poco costosa». Ma si
riuscirà ad abbattere il disavanzo? «Lo sforzo di razionalizzazione
servirà per contenere il disavanzo ma le risorse per la sanità e per la
salute sono destinate a crescere per elementi strutturali al sistema,
penso all’aumento di popolazione anziana che consuma più servizi, penso a
tecnologie introdotte in sanità, sempre più perfezionate ma più costose,
penso alla domanda di salute e di qualità della vita da parte dei
cittadini, che giustamente è sempre più forte. E allora non si può restare
con percentuale di Pil intorno al 5% quando gli altri Paesi stanno al 6-
6,5% della spesa sanitaria. Noi ci impegniamo a garantire efficienza ma le
ricorse necessarie devono esserci date». Il suo assessorato come si
pone nei confronti della medicina cosiddetta alternativa? «Credo che
alcune terapie in passato considerate alternative nel senso di non
ufficiali, siano entrate a pieno titolo nell’ufficialità, come
l’agopuntura che rientra nelle tariffe erogata anche in ospedale. Non
escludo che possa verificarsi anche per altre terapie oggi ancora non
ricondotte all’interno della medicina. Certo è che si porrà non solo per
queste ma anche per altre terapie, più accreditate, l’esigenza di
stabilire i livelli essenziali di assitenza, decidere cioè ciò che è
veramente utile per i cittadini e fare in modo che non ne siano privati».
Come sono i suoi rapporti con un uomo dinamico, attento e determinato
come il presidente Storace? «Martedì scorso la giunta si è incontrata
informalmente con il leader della Casa delle Libertà Silvio Berlusconi che
ha avuto nei confronti del presidente Storace parole di apprezzamento e di
simpatia. Credo che io non debba aggiungere altro se non che è un
presidente esigente, che non fa sconti a se stesso e che alle
sollecitazioni verso i suoi assessori non fa mancare il sostegno». Se
il Centrodestra riuscirà a fare «tris» con il sindaco Tajani, pensa che
miglioreranno i rapporti con la giunta capitolina, fino ad oggi critica
nei confronti della Regione? «Ritengo che sia essenziale una sintonia
di progetto tra la Regione il comune di Roma in materia socio-sanitaria, e
questo non solo perché il Comune ha specifiche competenze in materia
sociale e l’integrazione socio-sanitaria è un altro degli obiettivi
mancati fino ad oggi, non solo perché ha competenze rispetto alla
programmazione sanitaria della città (ho già detto della specificità di
Roma e come su questa specificità sia necessario un intervento
programmatorio forte e una azione congiunta nei confronti del governo
centrale), ma anche perché senza un sindaco del centrodestra sarebbe
diverso il disegno culturale per un servizio ai cittadini. Noi immaginiamo
un governo «leggero», un governo cioè che vuole indirizzare, che vuole
orientare ma non remare e che lascia alla società civile il compito di
erogare i servizi privilegiando proprio la società rispetto allo Stato. Un
disegno invece che fosse ancora accentratore, che pretendesse di erogare
tutti i servizi sarebbe antitetico alla nostra visione che è la visione
della sussidiarietà. Bilanci, programmi e impegni: si sta delineando
un «modello Lazio»? «Penso di sì. Intanto perché la delibera sul
sistema tariffario ospedaliero mi risulta sia stata assunta anche da altre
due regioni, poi perché abbiamo modificato il meccanismo di remunerazione
delle prestazioni di riabilitazione nel settore delle disabilità gravi, e
il nostro modello è stato accolto con grande favore dalle associazioni
rappresentative dei soggetti erogatori che vogliono farne richiesta alla
conferenza stato-regione per invitare le altre regioni ad assumere lo
stesso modello. Poi perché la presenza così significativa della ospedalità
religiosa è un forte appello alla definitiva saldatura tra servizio
sanitario ed etica. Anche questo può essere modello Lazio».
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