Anagni/Liste d’attesa sempre più lunghe: tre mesi per
un intervento
Sale
operatorie nuove, ma chiuse
di PAOLO CARNEVALE D a
una parte si risolve l’emergenza cardiologia, ma dall’altra parte scoppia la
grana della mancanza di camere operatorie, che costringe ad estenuanti attese
dell’ordine di 2-3 mesi. Decisamente non si placano le acque all’ospedale di
Anagni, a ridosso di una stagione estiva che da sempre è il periodo più
difficile per la sanità locale. Giusto una settimana fa era stato Giuseppe
Palombo, dei comunisti italiani, a lanciare l’allarme. «Già da tempo nel
reparto cardiologia non si accettano le chiamate d’emergenza. Se va avanti
così potremmo essere costretti a ridimensionare anche l’attività di corsia.
In pratica l’anticamera dello smantellamento». Una protesta che aveva
provocato la risposta della direzione sanitaria dell’ospedale che aveva reso
noto l’arrivo di tre medici e di una ventina di infermieri per tamponare la
situazione. Arrivo poi verificatosi. Ma sempre Palombo ieri è tornato alla
carica denunciando un’altra pecca nel sistema ospedaliero della Città dei
Papi. Ovvero «la presenza in chirurgia di due sole sale operatorie, una
destinata alle emergenze ed una invece alle operazioni programmate. Ci sarebbero
altre due sale da tempo pronte, ma non ci sono i soldi per allestire le
attrezzature che servirebbero a renderle operative. Si parla ogni volta di un
contenzioso da una trentina di milioni con la Regione, poi di altro ancora. Ma
la verità è che quelle sale non funzionano. Con tutto quello che ne consegue
in termini di funzionalità e di attesa per i malati». Una situazione che è
stata definita in modo curioso da uno dei responsabili del reparto chirurgia, il
dottor Palmieri: «Noi facciamo quello che possiamo, ma certo sarebbe come far
correre Schumacher con una Cinquecento: chiaro che per quanto si possa fare, non
si può andare veloci più di tanto». Da parte della direzione sanitaria ancora
una volta nessuna smentita: solo una precisazione relativa al fatto che «le
camere sono pronte ma gli strumenti non ci sono, e certo noi non sappiamo
perché. Chiaro che in queste condizioni le liste di attesa aumentano. A parte
le emergenze che devono essere garantite, per il resto, ad esempio nei reparti
di urologia o di otorino, si può dover aspettare anche due o tre mesi. Speriamo
di poter risolvere questa situazione nel giro di qualche mese, a luglio o almeno
all’inizio di settembre».
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