PONTECORVO: INTERVENTO DEI COMITATI
CIVICI Necessario salvaguardare i diritti del
malato Accuse anche al direttore
generale dell’Azienda sanitaria locale Carmine Cavallotti: finora solo
promesse
di
UMBERTO PAPPALARDO
PONTECORVO - Le associazioni civiche si
stanno mobilitando per rendere più incisivo il loro ruolo: rivendicare la
difesa del malato in ogni suo stato e grado. Oltre a segnalare la mancata
tinteggiatura dei locali di ortopedia dell’ospedale cittadino «Pasquale
del Prete», i sodalizi civici hanno riassunto i diritti del malato,
contenuti nella «Carta dei diritti del cittadino malato», per farli
attecchire. Il Centro per i «Diritti del cittadino» insiste nel
segnalare la latitanza del direttore generale dell’Azienda sanitaria
locale Carmine Cavallotti, il quale, benché abbia visitato più volte il
nosocomio, non ha compiuto ancora alcun atto significativo per togliere il
«Pasquale Del Prete» dallo stato «vegetativo», sia in riferimento alle
attrezzature, sia per quanto riguarda il ruolo che dovrebbe assumere una
volta delineato il progetto della sanità provinciale. Con gli interventi
«tampone» finora adottati, si ridurrà il manufatto in una «cattedrale nel
deserto». Il Tribunale del malato, invece, va battendo altre strade
per sensibilizzare gli operatori sanitari. Proprio in questi giorni ha
inviato una nota al direttore sanitario del nosocomio della città
fluviale, per richiamare l'attenzione sui diritti della madre e del
bambino. «La madre - ricorda Mario Di Litta, responsabile del Movimento
federativo democratico - ha diritto a restare accanto al figlio per tutta
la durata della degenza». Inoltre, la persona che assiste il bambino
ricoverato deve essere rifocillata e avere anche un letto per riposare.
«Il bambino - insiste Di Litta - ha diritto di essere assistito anche
psicologicamente e da personale con competenze didattiche, allorché la
degenza si prolunghi». Ma il passo chiave della nota è quello che si
richiama ai diritti del malato, il quale, per il servizio, «non deve
essere costretto a complicità di tipo clientelare o a intercessioni e
favoritismi per ottenere, in tempi ragionevoli e con modalità adeguate,
ciò che gli spetta di diritto in termini diagnostici, assistenziali,
terapeutici e riabilitativi». Insomma, l’operatore sanitario deve
umanizzare la sua professionalità per metterla al servizio del malato e
non per trasformarla in un'arma di ricatto.
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