Frosinone

Mercoledì 4 luglio 2001
L'ex consigliere regionale chiede aree territoriali omogenee superando la ripartizione provinciale
Gentile: subito il riassetto delle Asl

L'ex consigliere regionale Giuseppe Gentile, promotore della proposta di legge di iniziativa popolare per l'istituzione della seconda Asl. per il polo Cassino - Pontecorvo - Atina, torna a sollecitare gli organismi competenti per accelerare un riassetto territoriale della sanità anche per quel che riguarda l'area del Golfo. «Continuare a ritenere valido l'attuale assetto sanitario di cui, tra l'altro, la maggioranza che governa alla Pisana non ha alcuna responsabilità perché nel marzo del '94, quando vennero modificati gli ambiti territoriali delle Unità Sanitarie Locali, il governo della Regione era in mano al centrosinistra - esordisce -, significa avallare una scelta sbagliata, legittimando così una situazione che contribuisce non poco allo sfascio della sanità. Pensare che le responsabilità siano solo gestionali, scaricandole, come nel caso della nostra Asl, sui vari manager che si sono fin qui avvicendati, significa non voler tener conto di un disagio profondo che attraversa non solo il nostro territorio ma anche quello dell'area del Golfo. Non è un caso, infatti, che le AsI più ingestibili e quelle che percentualmente hanno i bilanci più in rosso di tutte sono le aziende di Frosinone e Latina, ossia quelle che esercitano la loro gestione su territori che, per la loro vastità, non sono per nulla omogenei. Non è certo una novità che aziende organizzate con criteri che tengono conto anche della omogeneità del territorio sono più gestibili, per cui la nostra provincia, come quella di Latina, avrebbe dovuto avere almeno una seconda AsI la cui istituzione, come è noto, è stata richiesta sia per l'area cassinate (con una proposta di legge di iniziativa popolare), che per quella del Golfo (con una proposta di legge di iniziativa comunale)».
Secondo Gentile, a seguito di queste iniziative, «quanto prima il Consiglio regionale dovrà occuparsi del problema, sicché potrebbe essere l'occasione per riaprire il discorso su un riassetto della sanità per aree omogenee, anche interprovinciali, che è senz'altro più funzionale di quello attuale. In una fase politica in cui si fa sempre più strada l'idea di un federalismo che dovrebbe portare a forme di decentramento in tutti i campi, è quantomeno contraddittorio continuare a tenere in piedi servizi su scala provinciale. Servizi sui quali, come quello sanitario, influiscono non pochi fattori ambientali che portano a forme di patologie diverse da una zona all'altra. Non è un caso che in questi ultimi giorni la stampa locale abbia messo in risalto come nella nostra zona la percentuale di alcune forme tumorali sia largamente superiore a quella di altre aree della provincia. Non si tratta, certo, di ritornare alle dieci UsI di una volta - conclude -, però nemmeno si può far finta che l'accorpamento operato nel '94 sia stata la soluzione migliore per la nostra sanità: sbagliare è umano, perseverare è diabolico».