Rifondazione scatenata
Aborti, sotto accusa la giunta regionaleEra
inevitabile. Ed infatti la polemica è diventata subito devastante. Del resto
l'argomento, quello della chiusura in provincia di Frosinone (ma il discorso vale
per tutto il
Lazio, con la sola eccezione di Roma) degli ambulatori per l'interruzione volontaria della gravidanza, non poteva passare inosservato data la sua delicatezza.
In Ciociaria, come abbiamo riferito nell'edizione di ieri, attualmente il servizio è sospeso in 8 ambulatori su 10. Fanno eccezione gli
ospedali di Frosinone e di Sora, ove l'attività prosegue anche se a scartamento ridotto.
Sull'argomento ha preso posizione il consigliere regionale Romolo Rea, di Rifondazione Comunista, m una nota in cui sostiene che si tratta di un fatto grave «che implica precise responsabilità politiche». Ed aggiunge: «L'avvento del centrodestra alla guida della Regione Lazio ha
creato, di fatto, un involuzione culturale che lede il diritto all'autodeterminazione della donna. saremmo soddisfatti se il numero degli aborti diminuisse per libera scelta delle donne e queste non fosse
costrette a ricorrere alla clandestinità. La politica sociale imposta dalla Giunta Storace, invece, sta
provocando proprio questo: un ritorno ai tempi bui delle "mammane" e dei "cucchiai d'oro", quale effetto dello smantellamento dei servizi della sanità pubblica e dell'avvento delle privatizzazioni. E' necessario pertanto
che, nella seduta della commissione regionale alla sanità, convocata a Frosinone per il 2 agosto tale problematica venga affrontata quale argomento prioritario».
Punta direttamente su Storace anche Salvatore Bonadonna, capogruppo di Prc alla Pisana. «A chi criticava l'involuzione della sanità nel Lazio e la riteneva dovuta a precise scelte politiche Storace ha risposto che qualcuno "confonde un camice bianco con una tuta nera". Noi non confondiamo. Però conosciamo bene quei camici bianchi che approfittano dello smantellamento dei
servizi e del dramma di molte donne per gonfiare le proprie tasche e che crediamo siano molto simili a quelle tute nere che fanno il loro comodo approfittando della negazione dei diritto a manifestare per i cittadini pacifici. Entrambi, sia questo tipo di camici bianchi sia le tute nere non sono nostri compagni di strada».
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