Terremoto nella sanità/Cavallotti: «In
questo campo servono decisioni rapide e con la Raponi era impossibile
prenderle» «Con quel direttore Asl a
rischio»
Il manager: ecco perché ho messo alla
porta uno dei miei più stretti collaboratori
di ALDO SIMONI
Il divorzio, già annunciato
da mesi, si è consumato. Proprio mentre il direttore amministrativo dell’Azienda
sanitaria, Maria Andreina Raponi, stava per ripresentare le dimissioni (dopo
averle già date prima delle elezioni di maggio) lo stesso manager, Carmine
Cavallotti, le ha revocato la delega. Immediate le reazioni: l’assessore
regionale di FI Antonello Iannarilli (molto vicino alla Raponi sin da quando lei
era segretario comunale ad Alatri) parla di «gravissimo atto di sfiducia». E
aggiunge: «Il fatto che Raponi si fosse già dimessa qualche mese fa, e i partiti
del centrodestra abbiano poi insistito per farla restare, dimostra che la
gestione Cavallotti era ed è carente da tempo. Ed ora di tutto questo il
direttore generale ne dovrà rispondere davanti alla giunta regionale. A questo
punto il manager ha tempo 10 mesi per dimostrare ciò che ha fatto per la sanità
ciociara». La revoca dell’incarico rischia di avere
contraccolpi politici? Forza Italia non ha mai nascosto il suo particolare
gradimento verso la Raponi... «Certo, ma anch’io -
risponde Cavallotti -godo del gradimento di Forza Italia. Anzi, la mia nomina è
stata ratificata da una maggioranza di centro-destra: pertanto ho il gradimento
di FI, An... Non vedo, quindi, perché ci debbano essere contraccolpi politici».
Può spiegare perché ha deciso di mandar via uno dei
suoi più stretti collaboratori? «Perché la sua
permanenza - prosegue Cavallotti -stava provocando gravi conseguenze all’azienda
sanitaria. Sia ben chiaro: non discuto la sua correttezza, né le capacità
professionali della dottoresa Raponi che sono eccellenti. Pertanto non c’è nulla
di personale nella decisione che ho assunto. Dico che questo rapporto non poteva
andare avanti. E poiché devo pensare, principalmente, al bene dell’Asl, ho fatto
la mia scelta. In fondo sono io che vengo giudicato dagli amministratori
regionali. Sono io che pago se le cose non vanno nel verso giusto».
Dunque, la Raponi intralciava il suo lavoro...
«Vede, la sanità oggi ha bisogno di decisioni
rapide. Ci sono situazioni di emergenza in cui non si può andare tanto per il
sottile. E mi spiego: oggi sto assumendo medici e infermieri pur non avendo la
copertura finanziaria. E lo so perfettamente. Ma per prima cosa lo scorso anno
l’Asl non ha fatto assunzioni, secondo poi il Pronto soccorso dell’ospedale
scoppia: cosa avrebbe fatto al posto mio? Ecco, io ho preso la mia decisione ed
è ovvio che, alla fine, ne risponderò solo io». Cosa
ha pensato quando ha firmato la revoca dell’incarico? «Devo confessarle che non è stato facile. Ma non avevo altra scelta».
Qual’è stata la goccia che ha fatto traboccare il
vaso? «Non c’è stato un episodio singolo. Era
diverso proprio il modo di affrontare i problemi. Già qualche mese fa, dopo un
primo allontanamento, c’era stato un tentativo di "ricucitura". Ma non è servito
a nulla». E’ vero che su diverse delibere manca il
visto della Raponi? «Sì. Come nel caso della
proroga di un mese della convenzione con la "Città Bianca". Vede, in quel caso
ho avuto massimo sostegno dalla Regione e sono andato avanti». Chi sarà il nuovo direttore amministrativo? «In verità un’idea già ce l’ho. Ma non posso dirla. Né posso rivelare
se sarà interno o esterno. L’unica cosa certa è che deciderò entro martedì».
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