L’allarme del responsabile trasfusioni
dell’ospedale di Frosinone: «La carenza di donazioni aumenta in questo
periodo»
Estate, scatta l’emergenza
sangue
Raccolte solo cinquemila sacche l’anno:
la necessità è di ventimila
di MARCELLO GELFUSA
Donatori di sangue cercasi: in provincia di Frosinone, a fronte di un
fabbisogno annuo di ventimila sacche, ogni anno se ne riescono a reperire
soltanto cinquemila. A lanciare l’allarme sulla carenza di sangue e plasma è il
dottor Angelo Ceccarelli, responsabile del servizio immuno-trasfusionale presso
l'ospedale Umberto I del capoluogo. «La già di per sé cronica carenza di
donazioni - constata Ceccarelli -, aumenta sensibilmente durante l’estate;
quando si registra una netta riduzione del numero dei donatori, con conseguenti
ed immaginabili disagi per le strutture ospedaliere che invece, proprio in
questo periodo, si trovano spesso ad affrontare situazioni di emergenza».
Emergenza, che in Ciociaria (come del resto in molte altre province del
centro-sud, ove la cultura della donazione del sangue non è ancora talmente
radicata da consentire l'autosufficienza) si riesce a tamponare solo grazie al
surplus di donazioni proveniente dai centri del nord Italia. Ultimamente poi,
con l'apertura del reparto di ematologia presso l'ospedale di Frosinone, la
richiesta di sangue è ancora aumentata. L'ideale, sarebbe che nel Frusinate le
donazioni quadruplicassero. «Ma già se raddoppiassero - afferma Ceccarelli -,
saremmo a buon punto». Ma cosa fare per invogliare la gente a donare la
preziosa linfa? Innanzitutto è bene specificare che il sangue è un "prodotto"
naturale, spontaneo, non riproducibile artificialmente, indispensabile alla
vita; che è una fonte di energia rinnovabile ed è quindi possibile privarsi di
una parte di esso senza avere danni, perché l'organismo lo reintegra
prontamente. Donare sangue volontariamente e con consapevolezza rappresenta un
gesto importante: vuol dire infatti rendere concreta la propria disponibilità
verso gli altri ed anche verso se stessi, poiché così facendo si alimenta un
"patrimonio" collettivo di cui ciascuno può usufruire al momento del bisogno.
Donare sangue periodicamente garantisce inoltre al donatore un controllo
costante del proprio stato di salute, attraverso le visite sanitarie e gli
accurati esami di laboratorio. Il donatore ha così la possibilità di conoscere
il proprio organismo e di vivere con maggiore tranquillità, sapendo che una
buona diagnosi precoce gli eviterà l'aggravarsi di disturbi latenti.
«L'Italia - conclude il dottor Ceccarelli - importa gran parte degli
emoderivati di cui ha bisogno, con una elevata spesa per il Servizio sanitario
nazionale ed un maggior rischio di trasmissione di malattie, poiché il sangue da
cui essi sono ottenuti non sempre proviene da donatori volontari, periodici ed
attentamente controllati. Dobbiamo quindi renderci progressivamente
autosufficienti, per ridurre i costi ma soprattutto per una maggiore garanzia
sulla origine e qualità del sangue».
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