È successo all’Azienda
sanitaria Buoni mensa, «Teneteli
voi»
di
CRISTIANO RICCI
CHI non ha i buoni mensa e li vorrebbe; chi li
ha e non li vuole o, meglio ancora, li restituisce. Capita. Il proverbio
non è proprio così, ma dovrebbe comunque rendere bene l’idea su quello che
sta succedendo (e probabilmente succederà ancora, voci di corridoio)
all’Azienda sanitaria locale di Frosinone. Cerchiamo, però, di spiegare
meglio e magari di fare un piccolo passo indietro. Il problema, almeno, lo
abbiamo capito: si tratta dei buoni mensa. Grazie all’accordo siglato
tra sindacati e Asl, dopo non si bene quanti anni finalmente è stato
riconosciuto ai dipendenti dell’Azienda il diritto (sacrosanto) alla
mensa. La prima stranezza, però, nonostante un’inaugurazione fantasma
risalente a un decina di anni fa, è che la mensa all’ospedale di Frosinone
non è mai esistita e possiamo scommetterci non ci sarà mai. La soluzione,
quindi, è stata raggiunta sulla fornitura al personale di buoni pasto,
utilizzabili, volendo, per la spesa, anche se soltanto in determinati
esercizi commerciali. Come spesso accade quando si tratta di
lavoratori pubblici, i dipendenti dell’Asl solamente da qualche giorno
stanno ricevendo quello che spetta loro, i famosi buoni. E fin qui tutto
bene, considerato che i ritardi nella macchina burocratica pubblica sono
all’ordine del giorno. La singolarità è che Lelio Veronesi, dirigente
sindacale della Cgil, quei buoni non li ha voluti. Un po’ per
provocazione, un pò’, sicuramente, per lanciare un messaggio,
condivisibile o meno, ma che è il sintomo che qualcosa nel complicato
meccanismo della distribuzione dei buoni non funziona poi così bene. E le
spiegazioni le ha fornite lo stesso Veronesi, colpa soprattutto di una
«ripartizione, a dir poco, discutibile». «Per tre motivi: primo perché a
beneficiare dei buoni mensa è stato anche personale amministrativo che ha
consumato il pasto all’ospedale (e, scusateci, ma ci riesce difficile
comprendere come sia potuto accadere visto che mense non ce ne sono, ma
non poniamo limiti alla provvidenza, ndr); secondo perché un consistente
numero di buoni è finito nelle mani di personale tecnico addetto alla
manutenzione reperibile (e quindi praticamente esterno all’ospedale, ndr);
terzo perché ne ha usufruito anche il personale commesso, i famosi
"camminatori"». A queste motivazioni va aggiunta una serie di incongruenze
e libere interpretazioni dell’accordo che penalizza e continuerà a
penalizzare il personale turnista. La «vittoria» sindacale rischia così di
trasformarsi in una beffa per alcuni dipendenti. Soltanto per alcuni,
perché c’è anche chi, beato lui, è stato... fortunato. Conclusione:
non resta che riconsiderare l’accordo e sperare nella supervisione della
commissione preposta formata da personale dell’Asl e rappresentanti
sindacali che dovrebbe (dovrebbe) garantire una corretta distribuzione dei
buoni e, nel caso in cui, rivedere e correggere.
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