Cronaca di Frosinone

Sabato 21 luglio 2001
È successo all’Azienda sanitaria
Buoni mensa, «Teneteli voi»

di CRISTIANO RICCI

CHI non ha i buoni mensa e li vorrebbe; chi li ha e non li vuole o, meglio ancora, li restituisce. Capita. Il proverbio non è proprio così, ma dovrebbe comunque rendere bene l’idea su quello che sta succedendo (e probabilmente succederà ancora, voci di corridoio) all’Azienda sanitaria locale di Frosinone. Cerchiamo, però, di spiegare meglio e magari di fare un piccolo passo indietro. Il problema, almeno, lo abbiamo capito: si tratta dei buoni mensa.
Grazie all’accordo siglato tra sindacati e Asl, dopo non si bene quanti anni finalmente è stato riconosciuto ai dipendenti dell’Azienda il diritto (sacrosanto) alla mensa. La prima stranezza, però, nonostante un’inaugurazione fantasma risalente a un decina di anni fa, è che la mensa all’ospedale di Frosinone non è mai esistita e possiamo scommetterci non ci sarà mai. La soluzione, quindi, è stata raggiunta sulla fornitura al personale di buoni pasto, utilizzabili, volendo, per la spesa, anche se soltanto in determinati esercizi commerciali.
Come spesso accade quando si tratta di lavoratori pubblici, i dipendenti dell’Asl solamente da qualche giorno stanno ricevendo quello che spetta loro, i famosi buoni. E fin qui tutto bene, considerato che i ritardi nella macchina burocratica pubblica sono all’ordine del giorno. La singolarità è che Lelio Veronesi, dirigente sindacale della Cgil, quei buoni non li ha voluti. Un po’ per provocazione, un pò’, sicuramente, per lanciare un messaggio, condivisibile o meno, ma che è il sintomo che qualcosa nel complicato meccanismo della distribuzione dei buoni non funziona poi così bene. E le spiegazioni le ha fornite lo stesso Veronesi, colpa soprattutto di una «ripartizione, a dir poco, discutibile». «Per tre motivi: primo perché a beneficiare dei buoni mensa è stato anche personale amministrativo che ha consumato il pasto all’ospedale (e, scusateci, ma ci riesce difficile comprendere come sia potuto accadere visto che mense non ce ne sono, ma non poniamo limiti alla provvidenza, ndr); secondo perché un consistente numero di buoni è finito nelle mani di personale tecnico addetto alla manutenzione reperibile (e quindi praticamente esterno all’ospedale, ndr); terzo perché ne ha usufruito anche il personale commesso, i famosi "camminatori"». A queste motivazioni va aggiunta una serie di incongruenze e libere interpretazioni dell’accordo che penalizza e continuerà a penalizzare il personale turnista. La «vittoria» sindacale rischia così di trasformarsi in una beffa per alcuni dipendenti. Soltanto per alcuni, perché c’è anche chi, beato lui, è stato... fortunato.
Conclusione: non resta che riconsiderare l’accordo e sperare nella supervisione della commissione preposta formata da personale dell’Asl e rappresentanti sindacali che dovrebbe (dovrebbe) garantire una corretta distribuzione dei buoni e, nel caso in cui, rivedere e correggere.