Pontecorvo/Patrizia Danella critica con il Sindaco
"L'ospedale Del Prete deve uscire
dall'isolamento"
Invocato il raccordo col territorioPONTECORVO - Il futuro dell'ospedale di Pontecorvo va concepito e salvaguardato nell'ottica della sua appartenenza al Polo D.
Questa l'opinione del consigliere di minoranza, Patrizia Danella la quale si è detta convinta della risoluzione dei numerosi problemi del nosocomio pontecorvese solo quando il sindaco Roscia, «smetterà di perseguire una politi a miope, poiché
pensare al 'Del Prete" come un'isola nel deserto, del tutto svincolata dalla realtà sanitaria limitrofa, significa accelerare la chiusura della struttura». Di qui, secondo la Danella, la necessità di concepire l'ospedale pontecorvese in relazione alle altre strutture ospedaliere: in primis quella di Cassino. «L'attuale
piano sanitario locale - ha aggiunto la Danella - e la proposta di dotazione
organica apportano notevoli e sostanziali modifiche, penalizzando la struttura pubblica con un radicale e preoccupante assottigliamento del numero dei posti letto e del personale ospedaliero.
Il limite di 250 posti letto fissati per il Polo D (Cassino-Pontecorvo) è preoccupante non solo perché non si è definita con chiarezza la percentuale di posti letto spettante ai nosocomi, ma anche perché una riduzione così evidente porta ad una dequalificazione dei servizi offerti dalla struttura pubblica con conseguente spostamento dell'utenza verso il privato. E' il caso, invece, piuttosto che arroccarsi sull'inefficace
posizione demagogica di presidiare alcuni reparti in via di chiusura dell'ospedale di Pontecorvo, dibattere con serietà intellettuale
e politica sulla discutibile volontà che ispira l'attuale piano sanitario locale.
I problemi del trasferimento dei reparti di Ostetricia e di Ginecologia, che preoccupa cittadini e politici, è poca cosa se si considera che il piano sanitario locale propone il ridimensionamento del presidio ospedaliero di Pontecorvo (Polo D). Auspico che il sindaco si renda conto che non è sufficiente dire
'il piano sanitario non ci piace', ma che deve mettere in moto la macchina politico-amministrativa per risolvere i problemi, coinvolgendo anche le minoranze». Tina Roscia
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