ALT DELLA CORTE DEI CONTI
Sanità ed enti locali, il contratto
c’è gli aumenti in busta paga ancora no ROMA — Governo e sindacati stanno già cominciando a parlare dei nuovi
contratti pubblici, eppure la metà dei dipendenti sta ancora aspettando di
vedere in busta paga gli effetti di quello vecchio. Sono un milione e 300 mila
persone: i 675 mila e passa lavoratori di regioni, province, comuni; i circa 600
mila della Sanità; i 15 mila della Ricerca; i 10 mila dell’Università; i circa
10 mila presidi. Per i due comparti più grandi, Enti locali e Sanità,
all’origine del ritardo c’è la stessa causa: il contratto già firmato ha
incassato il parere sfavorevole della Corte dei conti. Particolarmente seria la
situazione per gli Enti locali, visto che la Corte ha voluto ribadire la sua
contrarietà anche dopo i chiarimenti forniti dall’Aran (l’agenzia che firma il
contratto per conto del datore di lavoro, cioè il governo e gli enti locali).
Ciò che la Corte contesta è la presunta mancanza di copertura finanziaria.
Il contratto rimanda — come tutti i contratti — la quantificazione dei premi di
produttività alle singole amministrazioni. Questo, secondo i magistrati,
impedisce di calcolare quanto costerà complessivamente questa parte di salario.
Il secondo parere della Corte è quello definitivo, non ci sono appelli. Che
cosa succederà allora? In teoria governo ed enti locali (rappresentati nel
cosiddetto "Comitato di settore") potrebbero ordinare all’Aran di ricominciare
la trattativa e produrre un nuovo contratto, compatibile con le osservazioni dei
magistrati contabili. Ma il presidente dell’Aran, Guido Fantoni, giudica questa
ipotesi poco probabile: «Ritengo che a questo punto siano state date sufficienti
garanzie. E’ una mia valutazione personale, però mi sembra difficile che il
Comitato di settore e il governo ci dicano di non procedere alla firma
definitiva. D’altra parte è improprio parlare di una "bocciatura" della Corte
dei conti. Che questa volta non ha deliberato, ma ha semplicemente deciso di
trasmettere un referto per spiegare perché, a suo giudizio, il contratto
presenta alcuni problemi».I sindacati hanno accolto con molta contrarietà la
decisione della magistratura contabile, minacciando anche uno sciopero.
«L’atteggiamento della Corte fa saltare tutta la procedura contrattuale dopo che
già i lavoratori interessati hanno dovuto scontare oltre un anno di ritardi nel
rinnovo del loro contratto», dichiara il segretario confederale della Uil
Antonio Foccillo. Per Carlo Podda, responsabile Enti locali della Cgil, «la
Corte dei conti pretende di certificare, oltre ai contratti nazionali, anche i
contratti integrativi degli enti locali. Una cosa impossibile. E che limita
l’autonomia delle amministrazioni decentrate proprio mentre si parla tanto di
devoluzione».
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