Economia

Domenica 5 Agosto 2001
ALT DELLA CORTE DEI CONTI
Sanità ed enti locali, il contratto c’è gli aumenti in busta paga ancora no

ROMA — Governo e sindacati stanno già cominciando a parlare dei nuovi contratti pubblici, eppure la metà dei dipendenti sta ancora aspettando di vedere in busta paga gli effetti di quello vecchio. Sono un milione e 300 mila persone: i 675 mila e passa lavoratori di regioni, province, comuni; i circa 600 mila della Sanità; i 15 mila della Ricerca; i 10 mila dell’Università; i circa 10 mila presidi.
Per i due comparti più grandi, Enti locali e Sanità, all’origine del ritardo c’è la stessa causa: il contratto già firmato ha incassato il parere sfavorevole della Corte dei conti. Particolarmente seria la situazione per gli Enti locali, visto che la Corte ha voluto ribadire la sua contrarietà anche dopo i chiarimenti forniti dall’Aran (l’agenzia che firma il contratto per conto del datore di lavoro, cioè il governo e gli enti locali).
Ciò che la Corte contesta è la presunta mancanza di copertura finanziaria. Il contratto rimanda — come tutti i contratti — la quantificazione dei premi di produttività alle singole amministrazioni. Questo, secondo i magistrati, impedisce di calcolare quanto costerà complessivamente questa parte di salario.
Il secondo parere della Corte è quello definitivo, non ci sono appelli. Che cosa succederà allora? In teoria governo ed enti locali (rappresentati nel cosiddetto "Comitato di settore") potrebbero ordinare all’Aran di ricominciare la trattativa e produrre un nuovo contratto, compatibile con le osservazioni dei magistrati contabili. Ma il presidente dell’Aran, Guido Fantoni, giudica questa ipotesi poco probabile: «Ritengo che a questo punto siano state date sufficienti garanzie. E’ una mia valutazione personale, però mi sembra difficile che il Comitato di settore e il governo ci dicano di non procedere alla firma definitiva. D’altra parte è improprio parlare di una "bocciatura" della Corte dei conti. Che questa volta non ha deliberato, ma ha semplicemente deciso di trasmettere un referto per spiegare perché, a suo giudizio, il contratto presenta alcuni problemi».I sindacati hanno accolto con molta contrarietà la decisione della magistratura contabile, minacciando anche uno sciopero. «L’atteggiamento della Corte fa saltare tutta la procedura contrattuale dopo che già i lavoratori interessati hanno dovuto scontare oltre un anno di ritardi nel rinnovo del loro contratto», dichiara il segretario confederale della Uil Antonio Foccillo. Per Carlo Podda, responsabile Enti locali della Cgil, «la Corte dei conti pretende di certificare, oltre ai contratti nazionali, anche i contratti integrativi degli enti locali. Una cosa impossibile. E che limita l’autonomia delle amministrazioni decentrate proprio mentre si parla tanto di devoluzione».