Cronaca di Frosinone | |
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Lunedì 6 Agosto 2001 | |
DOPO i due tentativi del 25 marzo e ... di LUCA SERGIODOPO i due tentativi del 25 marzo e del 22 aprile andati a vuoto per mancanza del numero legale, ieri mattina la Conferenza locale per la Sanità ha superato quest’ostacolo che sembrava destinato alla medesima sorte (una seduta in piena canicola agostana!) ma la conclusione è stata lo stesso deludente: purtroppo niente di fatto e via alla quarta convocazione da parte del presidente, avv. Domenico Marzi, come sindaco del comune con più abitanti, forse entro settembre. Come mai questo deludente epilogo? Eppure l’assemblea aveva all’ordine del giorno due argomenti importantissimi per la sua operatività: adozione del regolamento ed elezione dei cinque membri del comitato di rappresentanza (l’organismo tramite il quale la Conferenza esercita le proprie funzioni, come recita il comma 3 dell’art. 12 legge regionale n. 18 del 16.6.’94). Presenti all’appello 60 sindaci sui 46 necessari (portatori anche della maggioranza della popolazione in base al censimento 1991: 479 mila abitanti) che poi sono arrivati fino a 72 su 91. Le «polveri» sono state subito accese dai piccoli comuni. Il sindaco di Terelle, Vincenzo Leone, ha preso per primo la parola chiedendo un’adeguata presenza e perciò ha proposto l’integrazione all’art. 7 del regolamento nel senso che uno dei 5 membri del comitato dovesse essere riservato al comune con meno di 5.000 abitanti. Una cosa più facile a dirsi che a farsi perché la legge regionale prevede che ciascun sindaco «dispone di un numero di voti pari al numero degli abitanti residenti nel comune» per cui i piccoli centri poco possono fare contro i grandi, a meno che ci sia un accordo politico. Il sindaco Marzi, tuttavia, è andato incontro alla richiesta ponendola in votazione e l’emendamento di Leone, appoggiato anche da altri (tra cui Nazareno Pilozzi di Acuto), è stato fatto passare con 35 sì, 20 no e 14 astensioni. Ma, a questo punto, sono insorti i primi cittadini dei centri più popolati bollando il risultato della votazione come illegittimo in quanto si è considerata soltanto la rappresentanza per «testa» e non anche l’altro dato contemplato dalla legge (vale a dire la popolazione rappresentata). Non è bastata una sospensione per trovare il bandolo della matassa per cui al secondo appello, e dopo oltre due ore di discussione spesso confusa (nella quale purtroppo di sanità non si è parlato affatto), i sindaci sono scesi a 36. Quindi ancora assenza del numero legale e perciò tutti a casa. Marzi ha anticipato che chiederà un parere alla Regione e forse anche alla Funzione Pubblica. Insomma, la Conferenza non riesce a funzionare come dovrebbe. Cosa preoccupante. |