SI prospetta
come un caso ...
di SILVANO CIOCIA
SI prospetta come un caso destinato a finire
alla ribalta delle cronache nazionali di giornali e televisioni quello di
M.G., il giovane ventisettenne di Arce affetto da una grave malattia
mentale sin dalla nascita, per il quale il Tribunale amministrativo del
Lazio ha ordinato al Direttore Generale della Ausl di Frosinone
«l’immediato ricovero presso una idonea struttura riabilitativa». Il
caso del giovane è di particolare rilevanza se solo si considera che
l’intervento dei giudici si è reso necessario, dopo che i medici dei vari
centri dove il giovane più volte era stato ricoverato, puntualmente lo
«dimettevano» appena dopo qualche giorno e lo facevano tornare a casa.
Ora il Tribunale Amministrativo in applicazione dell’art.32 della
Costituzione Italiana ed accogliendo una circostanziata e perentoria
istanza dell’avvocato Giorgio De Santis, che assiste il giovane di Arce,
ha disposto il «ricovero immediato del paziente», altresì, intimando alla
direzione della Ausl di produrre in giudizio copia delle cartelle cliniche
dell’ultimo ricovero in ordine di tempo, che aveva avuto luogo presso una
struttura convenzionata di Roccasecca e, come per i precedenti, si era
concluso dopo appena pochi giorni. La decisione, che non mancherà di
suscitare enorme clamore nell’opinione pubblica (è la prima volta che un
giudice ordina il ricovero di un malato di mente dopo la chiusura dei
manicomi), è stata adottata dal collegio di tre magistrati (presidente
Camozzi, relatore Raponi del Tar del Lazio Latina), al termine di una
lunga riflessione in camera di consiglio, con un’ordinanza, si accennava,
destinata a fare giurisprudenza. Del resto, la Ausl di Frosinone,
proprio in queste ore si è attivata per dare immediata esecuzione al
provvedimento dei giudici ed ha disposto l’immediato ricovero del paziente
presso una clinica specializzata di Formia. Dinanzi ai giudici
amministrativi l’avvocato Giorgio De Santis, si diceva, aveva impugnato
l’atto con cui G.M. era stato ritenuto dai medici in grado di tornare a
casa, tantè che era stato dimesso dalla clinica di Roccasecca. M.G.,
però, soffre di una grave forma di oligofrenia, probabilmente derivata da
alcuni errori medici, o comunque da una sofferenza patita al momento del
parto. Da sempre ha sopportato con grande dignità la sua malatia,
costantemente assistito dai genitotri ormai sfiniti dall’assistenza che si
protrae da così lungo tempo. In parecchie occasioni il giovane è stato
colpito da accessi di incontrollata violenza, tanto che, in una recente
occasione, aveva anche scaraventato la madre fuori dallo portiera di un
autobus. «Solo in queste circostanze ? afferma l’avvocato De Santis ?
la Ausl si decideva a ricoverare il mio cliente - afferma l’avvocato De
Santis ? e solamente per qualche giorno. Esiste invece tutta una serie di
norme ? aggiunge il legale ? che, pure dopo la chiusura dei manicomi,
impone invece alle strutture sanitarie pubbliche di dotarsi di centri
riabilitativi di lungodegenza sostitutivi dei manicomi chiusi . Il
problema, però, si determina perché solamente pochissime Ausl italiane (e,
probabilmente non a caso, per la gran parte nel nord del Paese) si sono
adeguate a quanto prescritto dalla norma- continua ancora il legale -
mentre altre Ausl, ancora oggi, vanno avanti in un modo non ossequioso
delle vigenti normative e più in generale della stessa dignità dei malati
di mente». «In questo contesto - così conclude l’avvocato De Santis -
l’ordinanza del Tar del Lazio appare, fuori di qualsiasi dubbio e
considerazione, un atto di grande civiltà giuridica, che mi auguro
costringa d’ora in avanti la Ausl di Frosinone a dare al mio assistito
quelle cure riabilitative e di serio recupero da sempre negate, dal
momento che i malati di mente non possono essere assolutamente
"ghettizzati", o, peggio ancora, trattati come carne da macello, al
contrario recuperati seriamente anche per quanto attiene agli aspetti non
certo secondari della sfera affettiva e sociale».
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