Cronaca di Frosinone

Mercoledì 22 agosto 2001
DOPO il terzo inutile tentativo, è ...

di LUCA SERGIO

DOPO il terzo inutile tentativo, è sperabile che la Conferenza locale per la Sanità sia quanto prima riconvocata dal sindaco di Frosinone, Domenico Marzi, al fine di approvare finalmente il regolamento ed eleggere i 5 membri del comitato di rappresentanza (l’organismo operativo delle importanti funzioni della Conferenza). Dovendosi però rispettare i tempi previsti, la quarta riunione dei 91 sindaci è però possibile nella seconda quindicina di settembre. Bisogna fare presto perché la sanità provinciale si trova ad una svolta importantissima (basta citare il Piano sanitario locale e la necessità di non perdere tempo nella realizzazione dei nuovi presìdi ospedalieri di Cassino e Frosinone) per cui tergiversare significherebbe penalizzare ancora la popolazione in termini di servizi sanitari più efficienti. Di queste esigenze si rendano conto i sindaci, i quali non perdono occasione per segnalare disfunzioni (anche se, purtroppo, continuano a farlo in chiave campanilistica), e se poi dimostreranno una maggiore conoscenza delle leggi in vigore (che, piaccia o non piaccia, non si possono eludere) sarà meglio. Al riguardo, la improduttiva riunione della prima domenica di agosto è stata sintomatica. È stata sollevata un’artificiosa contrapposizione tra comuni grandi e piccoli che, se dovesse proseguire, non approderà a niente di buono. La legge regionale dice che i comuni «esprimono il bisogno sanitario della popolazione», ma essi vanno considerati in una visione d’insieme perché altrimenti si finisce in un vicolo cieco. Sempre che piaccia o non piaccia, la legge prevede che per l’elezione del comitato di rappresentanza ogni sindaco «dispone di un numero di voti pari al numero degli abitanti residenti nel comune» secondo l’ultimo censimento. Orbene, se anche si coalizzassero tutti i 68 comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, non potrebbero eleggere neanche un membro perché i loro 148.700 voti (31%) non bastano per prevalere sui 330.300 (69%) dei 23 centri con popolazione superiore. Né è prevista la votazione separata. Resta la via dell’accordo (come è avvenuto in passato per Atina). Si cerchi, perciò, l’intesa e non lo sterile scontro. Che non porterebbe da nessuna parte e la sanità ciociara perderebbe altre posizioni. Chi vorrà accollarsi tanta responsabilità?