Frosinone
Confusione e
tanta rabbia da ...
di
SILVANO CIOCIAConfusione e tanta rabbia da parte dei
dializzati dell’Umberto 1° di Frosinone i quali si vedono sballottati tra
Alatri e Anagni per sottoporsi alla stressante «dialisi» una sorta di
depurazione del sangue necessaria per continuare a vivere e sperare nel
trapianto dei reni. Ieri mattina proprio per venire a capo dell’intricata
matassa e per ripristinare con urgenza il servizio il primario del reparto
il dr. Scaccia preoccupato per lo stato delle cose, si è incontrato con i
Direttori sanitari Carlo Mirabella e Saverio Celletti ai quali ha chiesto
di conoscere l’esatta situazione del suo reparto, i tempi di attuazione ed
il ripristino del servizio allocato alla città della Salute necessario ed
urgente per ridare fiducia e tranquillità ai dializzati.
Intanto però
continuano a protestare i dializzati per la tegola che improvvisamente è
caduta sul loro capo e accusano i dirigenti per non aver saputo adottare
quegli accorgimenti che potessero alleviare le pene e le sofferenze di una
categoria già martoriata.
«E’ possibile mai- afferma un dializzato-
oltre ad aver anticipato il pagamento relativo al trasporto ancora non
vedo un becco di rimborso e questo mi infastidisce ancora di più
constatando come stanno andando le cose in questi giorni, nessuno
interviene a livello politico per controllare lo smembramento del reparto.
«Non si potevano prima allestire i locali in via Fabi e contestualmente
trasferire i macchinari in modo che il servizio avrebbe subito una lieve
interruzione? Se c’è stato qualche problema ai macchinari il tutto poteva
risolversi con un paio di giorni o forse, tuona un altro dializzato - si è
aspettato che qualche macchinario non funzionasse per sospendere il
servizio e mandarci allo sbando in altre strutture per di più con
personale diverso da quello che ci trattava?. Intanto il Delegato
dell’associazione nazionale emodializzati minaccia dure prese di posizione
se tutta la vicenda non si riconduce sul binario dell’ immediato
ripristino del servizio. «I dializzati non possono attendere n