ASL La riorganizzazione aziendale occasione di
potenziamento e riqualificazione della sanità Il periodo delle «vacche
magre» Ma alcuni amministratori continuano a chiedere cose
irrealizzabili TUTTI
vogliono tutto. O quasi. E mentre si vocifera di un probabile ulteriore
slittamento della Conferenza dei sindaci dal 14 alla successiva domenica
21 ottobre (a questo punto bisogna dire che il manager Cavallotti ha fatto
bene a non aspettare varando Piano sanitario e Pianta organica perché gli
amministratori locali si dimostrano, chi più chi meno, lontani dai
problemi sanitari dei frusinati), sull’Asl spira un’aria da cinghia da
stringere perché non ci sono molti soldi da spendere. Una situazione,
peraltro, generalizzata nel Lazio (come a livello nazionale), a causa
della disastrosa eredità lasciata dal centro-sinistra (7.400 miliardi
ridotti dalla giunta Storace a 2000). Ecco perché è di un’insensatezza
inaudita la pretesa di questo e di quello (molti poi non si sa neanche a
quale titolo parlino) di potenziare l’ospedale. Le cronache dei giornali
sono piene di questi sproloqui senza capo né coda. Alcuni sindaci,
politici, sindacalisti ragionano con la testa all’indietro pensando che
sia possibile rivivere i tempi delle vacche grasse quando si sono
realizzati ospedali a distanza di pochi km l’uno dall’altro che poi hanno
dato la stessa assistenza. Per lo più di basso livello considerato che il
frusinate da anni, anche per un esame appena più complesso (facciamo solo
l’esempio della coronografia), deve andare a Roma, aspettare il turno e,
soprattutto, pagare di tasca propria. Rendiamoci conto una buona volta per
tutte: l’assistenza sanitaria in provincia si trova almeno vent’anni
indietro. Per tanto tempo non si è programmato, non si è investito in
tecnologia e ora sindaci e politici e sindacalisti vogliono la luna. Pura
demagogia. Si è detto, nei giorni scorsi, che Cavallotti ha ridotto i
posti-letto in alcuni ospedali, ha tolto dei doppioni e ha accorpato dei
servizi. Orbene, con tutte le critiche che si possono fare al Piano
sanitario (e anche alla Pianta organica), ma almeno, vivaddio, si è
iniziata una programmazione. Che sarà pure imperfetta, carente e
contraddittoria in alcuni punti, ma almeno esiste e strada facendo ? come
ha promesso lo stesso manager dell’Asl ? si possono apportare le opportune
modifiche. Ma è semplicemente assurdo che in provincia non si possano fare
cure oncologiche fisioterapiche e riabilitative adeguate, disporre
dell’emodinamica, della chirurgia spinale e via dicendo. Nei giorni
scorsi, l’assessore regionale Saraceni ha anticipato che entro poco tempo
bisognerà ridurre nel Lazio tremila posti-letto (riconvertendone 1.500 in
riabilitazione, lungodegenze e Rsa) e chiudere gli ospedali fotocopia.
Quindi Cavallotti ha visto per tempo questa esigenza di comprimere le
spese tagliando i rami secchi, cioè posti letto (una parte però adibita a
nuove specialità) che non vengono occupati e finora mantenuti affinché il
primario Tizio li abbia a disposizione, insieme a personale sottoccupato,
per dimostrare di avere un ssercito da schierare. Con i soldi del
contribuente...
S. di N.
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