Macchinari fuori uso all’Umberto i di
Frosinone. L’odissea di 40 pazienti costretti ogni giorno a trasferte e disagi
ad Anagni e Alatri «Noi dializzati,
dimenticati dall’Asl» Accuse al manager:
«Parla di fatti, ma con noi fa solo chiacchiere»
di RAFFAELE CALCABRINA
«Questi sono fatti
e non chiacchiere». Così Carmine Cavallotti, direttore generale dell’Asl di
Frosinone, aveva salutato, due giorni fa, l’apertura del polo oncologico
nell’ospedale di Sora. Una frase che, per il responsabile della sanità
ciociara,
ha avuto l’effetto di un boomerang. I dializzati di Frosinone, costretti tutti i
giorni ad emigrare ad Alatri e ad Anagni, a seguito della chiusura del reparto
dell’ospedale del capoluogo, fanno sentire tutta la loro rabbia. «I fatti a
tutt’oggi sono pochi mentre le rassicurazioni e le promesse tante. Non riesco a
comprendere come l’attuale management dell’Asl voglia concretizzare il programma
di porre il paziente al centro dei propri interessi, che, invece, appare uno
slogan enfatico e retorico». Sono dure le parole di Rocco Spaziani, uno dei
quaranta frusinati che, per sottoporsi a dialisi sono costretti, dalla passata
settimana, ad andare in pulmino ad Anagni e Alatri. «La nostra sta diventando
una situazione davvero insopportabile - continua Spaziani - Il lunedì, il
mercoledì e il venerdì, con un pulmino, io altri nove dializzati partiamo alle
18 dall’ospedale di Frosinone per Anagni. Come noi c’è un gruppo che, invece, va
ad Alatri. Una volta arrivati sul posto attendiamo altri tre quarti d’ora prima
di sottoporci alla terapia. Ci liberiamo intorno alle 24, sempre che qualcuno,
dopo la dialisi, non si sia sentito male». Sei anni in dialisi, Spaziani,
comincia a non tollerare più un ritmo che, giorno dopo giorno, sta diventando
infernale e sconvolge la routine di tutti i giorni. «Per adesso va pure bene -
continua - tanto la notte fa ancora caldo. Ma quando arriverà l’inverno che
succederà? Abbiamo più volte chiesto spiegazioni e informazioni, ma nessuno ci
dice niente. È come quando si rompe all’improvviso un treno e il personale non
sa dare spiegazioni su quando riprenderà la corsa. Per anni siamo rimasti
nell’ospedale di Frosinone in condizioni pietose, senza avere nemmeno l’acqua
distillata». Rispetto a prima come sono cambiate le cose? «Prima arrivavo alle
13 all’ospedale con la mia macchina e poi intorno alle 17,30 me ne andavo via e
andavano a trovare i miei nipoti. Ora, per tre pomeriggi a settimana, nemmeno
questo posso fare», conclude Spaziani. Una situazione che l’Asl, tuttavia,
tenta di riportare alla normalità nel giro di un mese. «Il nuovo reparto di
dialisi, presso la sede di via Fabi, sarà pronto fra 30 giorni - assicura Franco
Scaccia, primario della divisione di Frosinone -. Purtroppo per il momento tutte
le sere i pazienti devono andare a Altri e Anagni. Ma l’Asl ha predisposto un
servizio di navetta per venire loro incontro». Quanti sono i pazienti del vostro
reparto? «Quaranta - continua il dottore - Comunque non è cambiato nulla
rispetto alla procedura normale. Il personale che segue i pazienti è sempre
quello di Frosinone: siamo sette medici e 15 infermieri». Sì ma i disagi per
l’utenza sono enormi. «Certo che c’è disagio, ma c’è stata una complicazione che
ha reso i macchinari di Frosinone inutilizzabili», conclude il primario.
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