È un momento
«topico» per la sanità ... di
LUCA SERGIOÈ un momento «topico» per la sanità della
provincia: se in poco tempo, tre-cinque anni (ed è già troppo per come
certi fattori vanno evolvendosi), non si realizzeranno strutture
essenziali come i nuovi ospedali di Frosinone e Cassino, non si attuerà
l’«architettura» tecnico-gestionale dell’Asl e non si approverà in qualche
mese la Pianta organica da parte della Regione, saranno tempi molto duri.
C’è già chi vaticina la fine dell’assistenza pubblica intravedendo in
Tor Vergata un polo qualificato di attrazione per molti malati. Per
scongiurare la deriva in un sistema da terzo mondo è necessaria, subito,
un’operante unità d’intenti tra politici, amministratori e forze sociali
affinché il tramonto sia scongiurato. Gli amministratori, soprattutto, ma
anche i politici e i sindacati hanno sulle spalle una responsabilità tale
che non ammette distrazioni, speculazioni, sottovalutazioni, vecchi e
sterili campanilismi che danno la sconsolante dimostrazione di come alcuni
di questi vivano in un mondo che non esiste più. Per diversi motivi. Sono
i soliti noti che si incaponiscono in «battaglie» di retroguardia nella
difesa di strutture, alcune anche a poca distanza l’una dall’altra e
quindi anti-economiche (soprattutto oggi che le risorse sono scarse),
superate sia dal punto di vista dell’accoglienza che, soprattutto,
dell’evoluzione tecnologica delle attrezzature e della specializzazione
degli operatori. Mentre loro ritengono di sposare cause popolari (certo,
non ci vuole alcuno sforzo a mobilitare ragazzi che preferiscono la
passeggiata al sole piuttosto che seguire le lezioni), i cittadini vanno
fuori provincia per trovarsi le strutture adeguate e affidabili. Pagando
anche. Ricordiamoci del «caso» Veroli: l’allora cosiddetto ceto
dirigente (c’era pure gente laureata nel comitato «popolare») faceva marce
di protesta per mantenere in vita un ospedale decrepito e pericoloso in
quanto privo delle più elementari norme di sicurezza (sul letto operatorio
si poteva rimanere fulminati) e sapete come si comportavano i verolani? Si
ricoveravano a Frosinone o altrove. A Veroli soggiornava, periodicamente,
qualche vecchietto malato cronico. Basta rileggere i giornali dell’epoca:
ospedale aperto per un degente, al massimo quattro. Chi vuole che la
sanità pubblica in provincia faccia questa fine abbia almeno il coraggio
di dirlo.
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