Cronaca di Frosinone | |
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Sabato 20 Ottobre 2001 | |
Savo chiede un’inversione di
tendenza La sanità non decolla LA Sanità ciociara deve fare un salto di qualità. Parola di medico oltre che di politico. È questo il pensiero del deputato di Forza Italia Benito Savo all’indirizzo di uno dei settori più importanti della società. «Il settore sanitario in Ciociaria ancora non decolla - spiega Savo - nonostante gli interventi frammentari sul territorio da parte del manager Cavallotti, a cui sono state fatte sollecitazioni affinché si adegui agli indirizzi suggeriti dal governo». Savo poi da grande esperto del settore si sofferma su molti particolari del settore in Ciociaria. «Non si può continuare sulla strada della polverizzazione delle specialistiche non sostenibili né tecnicamente né economicamente. Non è possibile incrementare la corte burocratica lontana dal dramma del paziente a danno dei medici, infermieri e tutti gli operatori sanitari. A tal proposito esprimo la mia contrarietà all’assunzione di personale non della nostra provincia, essendo state esaurite le graduatorie occorre rinnovare gli incarichi a tutti i precari in attesa di concorsi. Per noi vale la regola che chi lavora e paga le tasse in questa provincia deve essere preferito. Qualora però siano carenti le professionalità e le strutture, è necessario acquisire professionalità esterne qualificate e attuare servizi al cittadino all’interno della nostra Ausl. Non è ammissibile che un cittadino della provincia debba portare la sua tragedia personale presso altre strutture sanitarie, perché in tal modo si crea inoltre un impoverimento economico rilevante dell’intera sanità locale. I servizi che i cittadini sono costretti a pagare all’esterno, noi invece vogliamo che siano pagati ed attuati in casa nostra con una sanità più efficace». Savo quindi chiede una decisa inversione di tendenza con l’abbandono della strada della conservazione di quanto ci è stato lasciato in eredità in cinque anni in termini di carenze professionali e tecnologiche, «perché la sanità non è a servizio di pochi che la esercitano, ma di tutti i cittadini. A che servono cinquecentocinquanta posti letto nel privato accreditato pagato dal pubblico? Perché non ci si attrezza invece nel pubblico stesso ? Noi ci purtroppo ci stiamo cucendo un vestito secondo la necessità e già in partenza però lo pensiamo troppo stretto». |