NELLA CONFERENZA LOCALE PER LA SANITÀ Piccoli
comuni, dimostrazione di buonsenso
di LUCA
SERGIO
IL fuoco alle polveri per la difesa dei piccoli
comuni l’aveva dato, nella conferenza locale per la Sanità del 5 agosto,
il sindaco di Terelle Vincenzo Leone presentando un emendamento all’art. 7
del regolamento secondo cui uno dei cinque membri del comitato di
rappresentanza dovesse essere riservato al centro con popolazione fino a
cinquemila abitanti. La proposta, messa in votazione dal presidente
dell’assemblea Domenico Marzi, era pure passata con 35 sì contro 20 no e
14 astensioni. Poi sorsero dubbi sulla sua legittimità con ripercussione
sulla votazione dai quali Marzi pensò di uscirne con la richiesta di un
parere alla Regione. Sabato scorso, in sede di quarta convocazione
dell’assemblea, i piccoli comuni hanno rinunciato a insistere. E hanno
fatto bene. Dai sindaci è venuta una prova di buonsenso e di
responsabilità perché, in fondo in fondo, l’organismo e il suo «braccio
operativo» rappresentato dal comitato di rappresentanza dovranno occuparsi
delle questioni sanitarie nella loro totalità sul territorio. Tuttavia,
sabato scorso, prima di passare alla votazione per il recepimento del
regolamento, approvato celermente con 74 sì, il sindaco di Atina Natale
Cerri ha chiesto, e fatto mettere a verbale, quale fine avesse fatto
l’emendamento approvato il 5 agosto. «La risposta del presidente ?
afferma il sindaco ? che praticamente ha detto di avere rinunciato a
sottoporre un quesito alla Regione, non mi ha convinto. Per questo io e il
collega di Alvito Ferrante abbiamo votato contro». Adesso cosa farà? «Ci
penserò». Si annuncia ricorso alla Regione o al Tar? Non è ancora chiaro
chi debba esprimersi sul «caso» ma probabilmente non avrà un seguito.
Anche perché tutti i centri piccoli presenti (ed erano tanti) hanno
attivamente contribuito all’elezione dei cinque sindaci. E poi perché
questi non sono tempi di divisione sulla sanità. Il momento è delicato e
per la provincia si tratta anche di recuperare in fretta il molto tempo
perduto in disquisizioni campanilistiche (non del tutto scomparse,
purtroppo) e quindi sterili. Non si può chiedere la luna nel pozzo, come
fanno quelli che propongono potenziamenti a destra e a manca. Per la
sanità è in arrivo una forte cura dimagrante: la parola d’ordine del
governo è stringere la cinghia, eliminare gli sprechi (che ci sono e pure
molti) per avere un’assistenza più qualificata, soprattutto in termini di
prevenzione e sul territorio, riducendo tra l’altro i posti-letto da 5,5 a
4 per mille abitanti per mettere un freno ai ricoveri fasulli. Quindi, si
finisca con la demagogia e si pensi veramente a far funzionare
l’assistenza con l’impegno di tutti.
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