PIANETA SANITÀ Un malato
terminale non ha diritto a sostegno
di
SILVANO CIOCIA
E’ SICURAMENTE una incredibile situazione che
si è creata nel capoluogo: ad un malato terminale viene negata l’indennità
di accompagno motivandola con la sua autosufficienza: il sindaco invece ne
afferma le difficoltà di deambulazione e infine gli viene fissato un
appuntamento per un’ecografia tra i 60 giorni. Su questa triste storia
l’interessato ha anche sollecitato l’interessamento del verde Angelo
Bonelli il quale manco a pensarci ha fatto una interrogazione urgentissima
al Consiglio Regionale per denunciare la situazione di cui è vittima R. F.
di Frosinone: è affetto da una grave patologia neoplastica che non è
suscettibile di terapie, con una aspettativa di vita purtroppo molto breve.
Le sue condizioni generali sono aggravate anche da altre patologie
(infarto, ictus che ha causato una emiparesi, ed una epifisiolisi
bilaterale che ne compromette la deambulazione). Per queste
motivazioni già nel 1998 al paziente è stato riconosciuto invalido al 100%
con totale e permanente inabilità lavorativa. Ma nonostante l’inevitabile
aggravarsi delle condizioni fisiche gli è stata negata l’indennità di
accompagno in quanto «in grado di attendere autonomamente ai comuni atti
di vita ( relazione di consulenza medico legale del 2000). Ma non è finita:
nel 1999 il sindaco di Frosinone in una lettera di sollecito allo Iacp per
l’assegnazione alla famiglia del malato di un alloggio più ampio,
affermava l’esigenza dell’interessato di abitare in un immobile al piano
terreno o al massimo al primo piano per le forti difficoltà di
deambulazione. Ma le disavventure non finiscono qui: all’atto di una
prenotazione per un esame ecografico gli è stato prospettato un
appuntamento fra 60 giorni. E c’è da aggiungere che l’unico suo
sostentamento è costituito dalla pensione di invalidità civile che ammonta
a 400mila lire mensili. Una situazione grave ed incredibile che si
commenta da sola. Sembra impossibile che nell’anno 2001, si debba
assistere ancora ad episodi del genere che offendono la dignità di una
persona e la condannano ad una situazione di emarginazione dovuta a
malattia! Ora non rimane che attendere l’intervento della Regione sia per
ristabilire una sorta di giustizia sociale, sia per garantire una vita
quantomeno accettabile al paziente.
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