«Ma come, hanno tolto la “tassa” sulle
medicine e ora la rimettono?» Non piace, com’era prevedibile, il nuovo ticket di un euro sulle ricette
mediche allo studio della Regione. I giudizi del pubblico sono articolati, ma
tendono comunque a respingere il “balzello" che la giunta del Lazio vorrebbe
reintrodurre per arginare la spesa farmaceutica cresciuta nel 2001 di ben 700
miliardi.
Così, mentre in fila aspettano il loro turno per essere
visitati dal medico di famiglia o al poliambulatorio di zona, in molti scuotono
la testa. «Lo trovo un provvedimento ingiusto - spiega Anna, 68 anni con una grave forma di
osteoporosi da curare ogni giorno - Chi sta male è già costretto a pagarsi da
solo troppe medicine». Massimo
Ariemma, da trent’anni medico di base, è d’accordo
invece sull’eventualità di introdurre un ticket per ogni ricetta. Ma aggiunge:
«Non è così che si risolve il problema della spesa farmaceutica. Il paziente che
vuole far rifornimento di medicine - spiega - con una sola ricetta può farsi
prescrivere due confezioni di farmaco. Insomma se la Regione volesse studiare
una riforma efficace, a mio avviso dovrebbe lavorare sulle fasce di reddito. Non
solo. Vanno anche ridotte le spese, lì dove ce ne sono troppe, a partire dagli
ospedali e dalle strutture amministrative delle Asl». E’ scettica Michela Manfredi, 28 anni, che
dal quartiere Boccea almeno una volta alla settimana raggiunge via del Babuino,
per ritirare le ricette dal medico. «Sono per un’amica che, dopo aver subito una
brutta operazione alla gola, è venuta a stare a casa mia - racconta la ragazza -
Ogni volta che ha bisogno di medicinali corro in centro dal suo dottore per la
prescrizione, anche se non tutte le medicine che le occorrono sono mutuabili. In
alcuni casi, poi, è talmente difficile ottenere il rimborso dal servizio
sanitario che è quasi meglio pagare direttamente la farmacia», si lamenta
Michela, contando le ricette ritirate per conto dell’amica malata. «Se il ticket
fosse già entrato in vigore, a quest’ora - ironizza - avrei dovuto pagare ben
sette euro». Al poliambulatorio dei Cavalieri di Malta, in via Bocca di
Leone, che ha appena riaperto dopo la pausa di Natale, in pochi attendono il
proprio turno per essere visitati. Filippo, 40 anni, aspetta di incontrare il suo dentista. «So tutto
sull’ipotesi del balzello da un euro sulle ricette mediche - esordisce - E non
lo trovo giusto. Non è così che si risolvono i problemi della sanità del Lazio.
Per quanto mi riguarda in quattro anni ho chiesto al mio medico di famiglia una
sola ricetta». Anche Cecilia Oberweis, 28 anni, di origine tedesca, non usa abitualmente medicinali. «Se
sia giusto o meno reintrodurre il ticket - dice dubbiosa - non lo so. Ogni
provvedimento ha i suoi pro e i suoi contro». Qualche isolato più avanti,
all’ospedale San Giacomo, altri pazienti aspettano di fronte al
poliambulatorio. Giovanna, 53 anni, lavora come portiera in un palazzo vicino a Fontana di
Trevi, è abituata a convivere con i farmaci per l’ipertensione e il colesterolo,
e non è d’accordo con la scelta che la Regione sta compiendo. «E’ stata una
gioia sapere che era stato abolito il ticket sulle medicine - racconta - E ora
si parla già di reintrodurlo. Fortunatamente ho ancora una piccola scorta di
medicinali nella farmacia di casa». Si lamenta poi Maria Giovanna Proietti, 65 anni, in fila
con la nipotina di appena cinque mesi per una visita pediatrica. «Ogni volta che
entra in vigore una nuova riforma va sempre peggio - dice Rassegnata - Tra i
miei problemi di salute e quelli di mio marito - racconta - spendiamo in media
200 mila lire al mese in farmaci. Ora pagheremo anche il ticket in
euro». E’ caustico anche Francesco
Ruggero, operatore culturale, 44 anni, una moglie e una
bambina di pochi mesi. Anche loro sono in fila al poliambulatorio. «Chi ha
bisogno di farmaci non può essere penalizzato - interviene - Il governo
regionale ha avuto un mandato pieno, ora si assumesse le sue responsabilità,
senza cercare di risolvere i problemi sulla pelle dei
cittadini».
F.Mal.
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