Lazio

Martedì 8 Gennaio 2002
«Ma come, hanno tolto la “tassa” sulle medicine e ora la rimettono?»

Non piace, com’era prevedibile, il nuovo ticket di un euro sulle ricette mediche allo studio della Regione. I giudizi del pubblico sono articolati, ma tendono comunque a respingere il “balzello" che la giunta del Lazio vorrebbe reintrodurre per arginare la spesa farmaceutica cresciuta nel 2001 di ben 700 miliardi.

Così, mentre in fila aspettano il loro turno per essere visitati dal medico di famiglia o al poliambulatorio di zona, in molti scuotono la testa. «Lo trovo un provvedimento ingiusto - spiega Anna, 68 anni con una grave forma di osteoporosi da curare ogni giorno - Chi sta male è già costretto a pagarsi da solo troppe medicine».
Massimo Ariemma, da trent’anni medico di base, è d’accordo invece sull’eventualità di introdurre un ticket per ogni ricetta. Ma aggiunge: «Non è così che si risolve il problema della spesa farmaceutica. Il paziente che vuole far rifornimento di medicine - spiega - con una sola ricetta può farsi prescrivere due confezioni di farmaco. Insomma se la Regione volesse studiare una riforma efficace, a mio avviso dovrebbe lavorare sulle fasce di reddito. Non solo. Vanno anche ridotte le spese, lì dove ce ne sono troppe, a partire dagli ospedali e dalle strutture amministrative delle Asl».
E’ scettica Michela Manfredi, 28 anni, che dal quartiere Boccea almeno una volta alla settimana raggiunge via del Babuino, per ritirare le ricette dal medico. «Sono per un’amica che, dopo aver subito una brutta operazione alla gola, è venuta a stare a casa mia - racconta la ragazza - Ogni volta che ha bisogno di medicinali corro in centro dal suo dottore per la prescrizione, anche se non tutte le medicine che le occorrono sono mutuabili. In alcuni casi, poi, è talmente difficile ottenere il rimborso dal servizio sanitario che è quasi meglio pagare direttamente la farmacia», si lamenta Michela, contando le ricette ritirate per conto dell’amica malata. «Se il ticket fosse già entrato in vigore, a quest’ora - ironizza - avrei dovuto pagare ben sette euro».
Al poliambulatorio dei Cavalieri di Malta, in via Bocca di Leone, che ha appena riaperto dopo la pausa di Natale, in pochi attendono il proprio turno per essere visitati. Filippo, 40 anni, aspetta di incontrare il suo dentista. «So tutto sull’ipotesi del balzello da un euro sulle ricette mediche - esordisce - E non lo trovo giusto. Non è così che si risolvono i problemi della sanità del Lazio. Per quanto mi riguarda in quattro anni ho chiesto al mio medico di famiglia una sola ricetta». Anche Cecilia Oberweis, 28 anni, di origine tedesca, non usa abitualmente medicinali. «Se sia giusto o meno reintrodurre il ticket - dice dubbiosa - non lo so. Ogni provvedimento ha i suoi pro e i suoi contro».
Qualche isolato più avanti, all’ospedale San Giacomo, altri pazienti aspettano di fronte al poliambulatorio.
Giovanna, 53 anni, lavora come portiera in un palazzo vicino a Fontana di Trevi, è abituata a convivere con i farmaci per l’ipertensione e il colesterolo, e non è d’accordo con la scelta che la Regione sta compiendo. «E’ stata una gioia sapere che era stato abolito il ticket sulle medicine - racconta - E ora si parla già di reintrodurlo. Fortunatamente ho ancora una piccola scorta di medicinali nella farmacia di casa».
Si lamenta poi Maria Giovanna Proietti, 65 anni, in fila con la nipotina di appena cinque mesi per una visita pediatrica. «Ogni volta che entra in vigore una nuova riforma va sempre peggio - dice Rassegnata - Tra i miei problemi di salute e quelli di mio marito - racconta - spendiamo in media 200 mila lire al mese in farmaci. Ora pagheremo anche il ticket in euro».
E’ caustico anche Francesco Ruggero, operatore culturale, 44 anni, una moglie e una bambina di pochi mesi. Anche loro sono in fila al poliambulatorio. «Chi ha bisogno di farmaci non può essere penalizzato - interviene - Il governo regionale ha avuto un mandato pieno, ora si assumesse le sue responsabilità, senza cercare di risolvere i problemi sulla pelle dei cittadini».

F.Mal.