CECCANO Ospedale, quanto mi
costi: troppi soldi, pochi pazienti
di
PIETRO ALVITI
CECCANO - Quattro milioni e 151mila euro,
oppure, se preferite per avere un’idea più precisa per i nostri cervelli
abituati alle lire, otto miliardi, per diciannove pazienti: la bellezza di
oltre quattrocentoventi milioni a testa. Così viene gestita la sanità
nella regione Lazio e nella provincia di Frosinone. Sono i soldi spesi
in questi anni per ristrutturare il «S. Maria della Pietà» e trasformare
il vecchio manicomio in un ospedale moderno, degno della nostra epoca.
Ebbene, dopo cotanto investimento di tempo e risorse possono starvi
soltanto diciannove malati, gli altri devono andare chissà dove per farsi
curare. Ci sono addirittura cinquantacinque posti pronti ma che nessuno
può occupare. Bisogna tener sotto controllo la spesa, ci hanno detto, e
limitare al massimo i ricoveri: così può accadere, come è accaduto, che il
vecchietto portato al pronto soccorso per complicanze dell’influenza si
ritrovi ad Avezzano o a Salerno o, se lui e la sua famiglia sono
fortunati, a Colleferro. Così i cittadini ammalati, quelli chiamati
giustamente pazienti, sono trattati come pacchi postali, ottimizzati,
infischiandosene dei rapporti con i familiari, della possibilità di
raggiungere gli ospedali, dei collegamenti pubblici. Ci hanno anche detto
che si tratta di una situazione presente anche a Roma: ebbene è tutto il
sistema allora che non è al servizio del cittadino. Ben venga l’euro a
ricetta se questo vuol dire avere più posti in ospedale ed essere curati
un po’ più vicino a casa. La rabbia dei pazienti ha ormai raggiunto il
colmo: la giunta presieduta da Storace sembrava intenzionata a una
sterzata decisa. Non si son visti, almeno fin ad ora, i risultati di una
tal manovra, anzi.
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