CASSINO Per la
vicenda relativa a due medici finiti sotto processo per omicidio
colposo Il Tribunale del malato parte
civile Sarebbero stati trascinati
alla sbarra a seguito della morte di un paziente di 41 anni
di LORIS
FRATARCANGELI
DA IERI anche il Tribunale per i diritti del
malato è a tutti gli effetti parte civile nel processo in corso a Cassino
a carico di due medici dell'ospedale di Pontecorvo, Angelo Sparagna e
Biancamaria Pardi, accusati di omicidio colposo in relazione alla morte di
un paziente, Luigi Di Veglia, 41 anni, spirato tre giorni dopo il suo
ricovero al Pasquale Del Prete a causa di un'emorragia. La
costituzione è avvenuta nell'udienza di ieri. A rappresentare
l'associazione è l'avvocato Stefano Maccioni. Nel procedimento siederà al
fianco della sua collega Angela Galione, che cura gli interessi della
vedova. La disgrazia risale tra la fine di maggio e gli inizi di giugno di
quattro anni fa. Luigi Di Veglia, operaio, già sofferente di ulcera, viene
ricoverato in ospedale. Viene costantemente tenuto sotto controllo fin
quando, al secondo giorno di degenza, di sera, le sue condizioni
peggiorano visibilmente. Dopo una notte di agonia viene visitato, alle
prime luci dell'alba, dalla dottoressa Biancamaria Pardi, in servizio al
pronto soccorso. Una seconda visita, sempre in mattinata, permette di
accertare l'esistenza di una massiccia emorragia interna. A quel punto
è troppo tardi. Il paziente muore nel giro di breve tempo. L'inchiesta
della procura si conclude col rinvio a giudizio dei due medici, che
rispondono di omicidio colposo. Ad Angelo Sparagna (difeso da Attilio
Turchetta) il pm contesta la negligenza. Quel giorno non era in servizio.
Però conosceva le condizioni del paziente e non avrebbe lasciato -sempre
secondo le accuse- disposizioni o indicazioni agli infermieri di turno.
Diversa la posizione di Biancamaria Pardi, assistita da Franco Assante.
In questo caso la pubblica accusa ipotizza l'imperizia. La dottoressa non
avrebbe prestato in tempo utile le cure che avrebbero potuto scongiurare
il peggio. Non si sarebbe accorta, in sostanza, dell'emorragia
rivelatasi poi fatale. Il suo avvocato sostiene però che quella
complicazione sopraggiunse solo dopo che la dottoressa visitò il paziente.
A complicare il quadro, anche la scomparsa del registro sul quale gli
infermieri riportano gli aggiornamenti sullo stato di salute dei
ricoverati. Il registro è sparito nel nulla. La vedova di Luigi Di
Veglia, intanto, si è ritrovata sola, senza marito e con due figlie
adolescenti a carico. Vive con un milione di lire al mese o poco più.
La prossime udienze sono state fissate per il 13 maggio ed il 24
giugno. Saranno ascoltati nell'ordine i testimoni citati dall'accusa e
dagli avvocati di parte civile, poi quelli della difesa e infine gli
imputati.
|