Cronaca di Frosinone

Martedì 26 Febbraio 2002
CASSINO Per la vicenda relativa a due medici finiti sotto processo per omicidio colposo
Il Tribunale del malato parte civile
Sarebbero stati trascinati alla sbarra a seguito della morte di un paziente di 41 anni

di LORIS FRATARCANGELI

DA IERI anche il Tribunale per i diritti del malato è a tutti gli effetti parte civile nel processo in corso a Cassino a carico di due medici dell'ospedale di Pontecorvo, Angelo Sparagna e Biancamaria Pardi, accusati di omicidio colposo in relazione alla morte di un paziente, Luigi Di Veglia, 41 anni, spirato tre giorni dopo il suo ricovero al Pasquale Del Prete a causa di un'emorragia.
La costituzione è avvenuta nell'udienza di ieri. A rappresentare l'associazione è l'avvocato Stefano Maccioni. Nel procedimento siederà al fianco della sua collega Angela Galione, che cura gli interessi della vedova. La disgrazia risale tra la fine di maggio e gli inizi di giugno di quattro anni fa. Luigi Di Veglia, operaio, già sofferente di ulcera, viene ricoverato in ospedale. Viene costantemente tenuto sotto controllo fin quando, al secondo giorno di degenza, di sera, le sue condizioni peggiorano visibilmente. Dopo una notte di agonia viene visitato, alle prime luci dell'alba, dalla dottoressa Biancamaria Pardi, in servizio al pronto soccorso. Una seconda visita, sempre in mattinata, permette di accertare l'esistenza di una massiccia emorragia interna.
A quel punto è troppo tardi. Il paziente muore nel giro di breve tempo. L'inchiesta della procura si conclude col rinvio a giudizio dei due medici, che rispondono di omicidio colposo.
Ad Angelo Sparagna (difeso da Attilio Turchetta) il pm contesta la negligenza. Quel giorno non era in servizio. Però conosceva le condizioni del paziente e non avrebbe lasciato -sempre secondo le accuse- disposizioni o indicazioni agli infermieri di turno. Diversa la posizione di Biancamaria Pardi, assistita da Franco Assante. In questo caso la pubblica accusa ipotizza l'imperizia. La dottoressa non avrebbe prestato in tempo utile le cure che avrebbero potuto scongiurare il peggio.
Non si sarebbe accorta, in sostanza, dell'emorragia rivelatasi poi fatale.
Il suo avvocato sostiene però che quella complicazione sopraggiunse solo dopo che la dottoressa visitò il paziente. A complicare il quadro, anche la scomparsa del registro sul quale gli infermieri
riportano gli aggiornamenti sullo stato di salute dei ricoverati.
Il registro è sparito nel nulla. La vedova di Luigi Di Veglia, intanto, si è ritrovata sola, senza marito e con due figlie adolescenti a carico. Vive con un milione di lire al mese o poco più.
La prossime udienze sono state fissate per il 13 maggio ed il 24 giugno. Saranno ascoltati nell'ordine i testimoni citati dall'accusa e dagli avvocati di parte civile, poi quelli della difesa e infine gli imputati.