Cronaca di Frosinone

Martedì 12 Marzo 2002
Alatri/Il dramma della ragazza che si prese a pugni sulla pancia per porre fine ad una gravidanza e poi si ricoverò
Marina, sospetti su una clinica privata
Indagini per verificare se qualche medico la fece abortire clandestinamente

di MASSIMO CECI

Su Marina (nome di fantasia), la giovane ventenne di Alatri che a gennaio si è procurata un aborto al quinto mese di gravidanza prendendosi a pugni la pancia, indaga la Procura di Frosinone.
Dalle prime indagini dei carabinieri, coordinati dal tenente Ciro Piscopo, si è avuta la conferma che la ragazza è stata ricoverata (nel giro di un anno e mezzo) tre volte nell’ospedale di Alatri per minacce d’aborto. L’ultimo ricovero risale al periodo che va dal 24 dicembre all’8 gennaio quando venne dimessa. Ed è qui che si concentra l’attenzione dei carabinieri: la ragazza, infatti, uscì dall’ospedale con il bambino che aveva in grembo ancora vivo. Il giorno dopo si è di nuovo ricoverata ma le sue condizioni erano completamente cambiate: il feto era morto e lei presentava sulla pancia diverse ecchimosi, segni evidenti di una serie di pugni.
«Ho avuto uno scatto d’ira - avrebbe detto la giovane - non sapevo che cosa fare e a chi rivolgermi. E allora, in una crisi nervosa, ho cominciato a picchiarmi». Ma i carabinieri vogliono vederci chiaro. Dove è stata la ragazza tra l’8 e il 9 gennaio? Il feto è davvero morto a causa dei pugni che si è sferrata sulla pancia? O Marina, dopo essersi sferrata i pugni, si è ricoverata in una clinica privata per abortire con la complicità di un medico compiacente (visto che, essendo al terzo mese di gravidanza, non poteva più farlo)? Molti a Tecchiena sospettano che proprio tra l’8 e il 9 gennaio la ragazza si sia rivolta ad una clinica privata dove l’aborto le venne praticato (clandestinamente) dietro il pagamento di una discreta somma di denaro.
Marina è una ragazza semplice. Una ragazza fragile. Gli amici raccontano che non ha ancora trovato una relazione stabile che potesse permetterle di portare avanti la gravidanza. Non lavora, e i genitori (lui operaio, lei casalinga) sono stati drastici con lei: «Le nostre condizioni economiche non ci permettono di sopportare un’altra bocca da sfamare», le hanno detto. Anche il suo ragazzo, con il quale aveva concepito il figlio, si è tirato indietro: «Non ci voglio entrare niente» è stata la risposta all’annuncio della gravidanza. Ora Marina è sprofondata nella depressione. Ai parenti avrebbe raccontato che l’aborto è stato per lei un’esperienza traumatica, da cui non riesce a riprendersi. «E non è l’unico caso», precisa il parroco.