IL PROCESSO Non visitò il malato a casa, condannato Otto mesi al professionista, il paziente morì in ospedale dopo
il ricoveroPrescrisse una terapia inadeguata senza visitare a
casa l'anziano paziente che, ricoverato di urgenza all'ospedale Sant'Eugenio di
Roma il 15 gennaio del '99, morì la mattina del giorno successivo per un edema
polmonare e un infarto alla parete anteriore del cuore. Per questo suo
comportamento, finì sotto inchiesta per omicidio colposo C.F., medico di
famiglia di Giacomo Vecchione, 84 anni, che ieri, davanti al gup Pierfrancesco
De Angelis, ha patteggiato una pena ad otto mesi di reclusione. Secondo il capo
di imputazione formulato dal pm Maria Bice Barborini, C.F. avrebbe «omesso di
visitare il paziente al proprio domicilio come dallo stesso richiesto,
prescrivendo una terapia inopportuna e inidonea ai suoi trascorsi patologici, di
cui era e doveva essere a conoscenza come medico curante, a terze persone (i
parenti dell'uomo, ndr), non ponendo in essere tutti i necessari accertamenti
clinico strumentali che avrebbero facilitato l'instaurazione di una idonea
terapia ed una diagnosi corretta». Sono stati, invece, prosciolti, con una
sentenza di «non luogo a procedere» per non aver commesso il fatto, due medici
del nosocomio romano, L.Z. e L.A., il primo in servizio presso il reparto di
Breve Osservazione, il secondo di guardia al Pronto Soccorso. Erano imputati
sempre di omicidio colposo per aver «omesso di diagnosticare il grave quadro
clinico respiratorio» di Vecchione. Assistiti rispettivamente dagli avvocati
Ettore Sabetta e Stefano Maccioni, L.Z. e L.A. hanno dimostrato, sulla base
della consulenza tecnica d'ufficio, che all'ingresso nel reparto di Breve
Osservazione, Vecchione «fu opportunamente sottoposto a terapia antibiotica e
monitoraggio della pressione arteriosa». Non solo, ma sette ore prima del
decesso, quando il paziente ebbe una crisi di ipertensione arteriosa, L.A., che
come medico di guardia al Pronto Soccorso gestiva di notte le urgenze della
Breve Osservazione, «ben controllò l'episodio di edema polmonare acuto con
terapia cardioattiva e diuretici». Quanto al medico di base, la consulenza
d'ufficio accertò che C.F. prescrisse «una terapia infiammatoria pur essendo al
corrente del fatto che Vecchione era sofferente, oltre che di una evidente
spondiloartrosi diffusa, anche di una miocardio angiosclerosi». E che «malgrado
conoscesse la storia clinica dell'uomo e, quindi, doveva in qualche modo
mettersi in allarme per la eventualità sopravvenisse una più grave patologia, se
non di tipo respiratorio, di tipo cardiovasciolare, non ritenne di visitarlo al
domicilio».
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