Il ministro Sirchia ha annunciato di
voler cancellare l’intramoenia della riforma Bindi. Ma la Regione Lazio aveva
autorizzato i medici a servirsi dei propri studi
«Visite private in ospedale, un fallimento»
L’assessore Saraceni: «Poche strutture per dividere l’attività a
pagamento da quella pubblica»
di MARCO GIOVANNELLI
Addio intramoenia. Il
ministro Girolamo Sirchia ha spiegato ieri agli assessori regionali alla sanità
il suo modello per cambiare il rapporto professionale tra medici ospedalieri e
pazienti. Nella sostanza vengono create tre grandi tipologie di accesso alla
sanità: prestazioni che si pagano i cittadini ma con tariffe stabilite dalle Asl
e dalle aziende ospedaliere (in pratica come l’attuale intramoenia), prestazioni
che il medico fornisce al suo ospedale facendosi pagare la parcella dalla Asl
(servirebbe per abbattere le liste d’attesa), prestazioni sanitarie
assolutamente libere per il medico.
Assessore Saraceni ma in pratica cosa cambia ora per i medici
ospedalieri?
«Subito nulla, per ora è un coraggioso
disegno di legge del ministro Sirchia che deve fare tutto il suo percorso. E’
però fondamentale avviare una discussione così importante. Quello che davvero
era inaccettabile della riforma Bindi era l’impossibilità per i medici di
modificare la propria scelta per tutta la vita professionale. Pensare che invece
adesso si potrà cambiare, è una grande conquista di libertà».
Ma questo non le sembra un ritorno al
passato?
«Prima di tutto il passato non è tutto
negativo. Il vero scandalo è quello che si sente rispondere il cittadino: in
ospedale tra un mese, a pagamento subito. La libera professione è un diritto dei
medici ma soprattutto un diritto dei pazienti di scegliere da chi farsi curare.
Così si contribuirà ad abbattere le liste d’attesa».
Perchè? Le liste di attesa sono ancora piuttosto lunghe, questa
soluzione come favorirà un migliore accesso alle prestazioni
sanitarie?
«La novità è rappresentata dalla libera
professione pagata dalle aziende sanitarie e ospedaliere. Non vogliamo abbattere
le liste d’attesa mandando i cittadini dal privato ma facendo funzionare meglio
gli ospedali obbligandoli di farsi carico dei ritardi. Dovremmo prevedere una
soglia massima per le prenotazioni, superata la quale automaticamente scatta la
prestazione gratuita per il cittadino. Serviranno altre risorse finanziarie ma
questo è un altro problema».
Il diritto di scelta
per i cittadini non diventa un privilegio per i medici?
«La salute non può prescindere da un rapporto di fiducia».
Ma questa fiducia però è a pagamento.
«E’ il paziente che vuole quel medico, in quella struttura e in quegli
orari. Il dottore è a disposizione di tutti fornendo la prima risposta piena e
adeguata nella struttura pubblica. Poi si può pensare alla libera professione».
Non c’è il rischio di qualche sistema poco
trasparente messo in atto da medici meno scrupolosi?
«Ogni sistema prevede dei rischi. Il nostro compito sarà quello di prevedere
controlli severi per evitare speculazioni».
Un colpo
all’esclusività lo aveva dato proprio lei nei mesi scorsi, quando autorizzò i
medici ospedalieri a servirsi dei propri studi privati per visitare i
pazienti.
«Era un grossa libertà ma sempre in un
regime che doveva essere concordato con l’azienda sanitaria o ospedaliera».
Da allora ci sono stati dei miglioramenti per i
malati?
«E’ troppo presto per valutarne
l’incidenza».
Cosa non ha
funzionato nel Lazio per l’intramoenia?
«L’intramoenia ha fallito ovunque. Non ci sono strutture per separare le due
attività che devono essere assolutamente divise per evitare il rischio che il
paziente che paga acceda prima anche a tutte le altre prestazioni ospedaliere».
Con questo nuovo sistema
non si rischia di favorire la sanità privata?
«Le
strutture pubbliche continueranno a funzionare, le faremo funzionare sempre
meglio e nel Lazio stiamo riorganizzando e ristrutturando tutti servizi».
Esclude quindi una sanità di serie A e una di serie
B?
«Chi si sottopone ad un intervento di
cardiochirurgia al San Camillo ha una sanità di eccellenza. Ma questo non deve
togliere a chi ha la possibilità di scegliersi il chirurgo dove vuole e quando
vuole».