SOS FEGATO A FROSINONE
Allarme epatite C: malato un ciociaro su
ventidi EMILIANO PAPILLO
Venticinquemila: tanti
sono i cittadini della provincia di Frosinone affetti da Epatite C. Un numero
allarmante se si considera che in termini percentuali equivale al 5% della
popolazione e ancor più preoccupante se rapportato alla media nazionale che si
attesta sul 2,3%. Altrettanto grave la situazione in Campania, zona endemica di
questa patologia, dove i malati raggiungono addirittura il 7% della popolazione.
Il grido di allarme per il diffondersi di questa grave malattia del fegato è
stato lanciato nel corso del convegno "Epatite cronica da virus C: novità
diagnostiche e terapeutiche" svoltosi ieri a Frosinone, coordinato da Marino Di
Cicco ed Angela Isa Gallo, rispettivamente direttore dell’unità di
gastroenterologia e primario della divisione malattie infettive dell’Ospedale di
Frosinone, e presieduto dal professor Mario Rizzetto, uno dei maggiori esperti
nella cura dell’epatite C. Il dottor Cecconi di Intermedia dichiara che «fino a
dieci anni fa la malattia si trasmetteva solo attraverso le trasfusioni di
sangue, oggi invece oltre allo scambio di siringhe infette, molto rischiosi sono
i tatuaggi». Negli ultimi anni sono state messe a punto diverse strategie di
cura ma tutte comportano tempi lunghi e l’assunzione di farmaci a base di
interferone. «Le novità più importanti per i malati-spiega il dottor Di
Cicco-rigurdano l’assunzione del medicinale. Grazie ad una nuova molecola, il
Peg-interferone, il farmaco può essere somministrato una sola volta alla
settimana, tarandolo in base al peso corporeo del paziente e riducendo così
notevolmente gli eventuali effetti collaterali».
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