Cronaca di Frosinone

Venerdì 31 Maggio 2002
San Filippo Neri, Santo Spirito e Pertini gli ospedali più intasati: sette mesi per un’ecografia. La Cgil: «La Regione fissi i tempi massimi»
«Liste d’attesa, emergenza nazionale»
L’assessore Saraceni: a giugno il piano, corsie preferenziali per gli accertamenti urgenti

di FRANCESCA MALANDRUCCO

Per un'ecografia al seno, occorre aspettare almeno sette mesi. Per un esame di cardiologia, ne bastano quattro. Tanto è lunga l'attesa di quei pazienti che si rivolgono ogni giorno all'ospedale San Filippo Neri per sottoporsi a uno dei due accertamenti diagnostici. Ma se il caso del nosocomio romano salta agli occhi, nelle altre strutture ospedaliere la situazione delle liste di attesa non è meno congestionata. Al Santo Spirito e al Pertini, ad esempio, hanno addirittura sospeso le prenotazioni per la risonanza magnetica e l'ecografia mammaria. Sono questi i dati raccolti dalla Cgil Funzione pubblica, che la scorsa settimana ha monitorato le liste di attesa in 10 grandi ospedali della Capitale, dal San Camillo Forlanini al Pertini, dal San Giovanni al Grassi di Ostia, e in due strutture di provincia. Ma l'assessore alla Sanità del Lazio, Vincenzo Saraceni, risponde fornendo i suoi dati di raffronto tra i tempi necessari per sottoporsi ad una prestazione specialistica nel 2002 e quelli di due anni fa. «Dal 2000 a oggi - spiega Saraceni - abbiamo lavorato duramente, considerando il problema delle liste di attesa una delle priorità inserite all'interno del Piano sanitario regionale. In questi due anni siamo riusciti in alcuni casi ad abbattere dal 40 al 90 per cento i tempi, come nel caso della risonanza magnetica al San Camillo, dove l'esame si esegue oggi entro due settimane».
Analizzando nel dettaglio i dati raccolti dalla Cgil si scopre che per effettuare un accertamento cardiologico si aspetta da un minimo di sette giorni del Policlinico Casilino, ai due mesi del San Camillo, fino ai 45 giorni del San Giovanni e del Nuovo Regina Margherita. Le cose non migliorano se la visita è nel reparto di ortopedia. In questo caso l'ospedale Pertini e il Policlinico Casilino hanno chiuso le prenotazioni. Al Nuovo Regina Margherita si devono aspettare 70 giorni, e due mesi al San Filippo e al San Giovanni. Paradossalmente va meglio al San Giacomo, dove l'attesa è di 53 giorni, o al Santo Spirito dove se ne aspettano appena 20. E' tragica anche la situazione per chi deve sottoporsi ad una risonanza magnetica. Sono pochi i centri che eseguono questo tipo di esame e l'attesa, anche in questo caso va dai 90 giorni dell'Ifo Regina Elena, ai 45 giorni del San Giovanni.
Il monitoraggio del sindacato ha interessato anche i centri unici per la prenotazione di visite e analisi specialistiche che, per legge, tutte le strutture sanitarie pubbliche avrebbero dovuto attivare. In realtà, denuncia la Cgil, dei 10 cup attivati, tre sono aperti solo durante la mattina, mentre il centro del Grassi non accetta neanche le prenotazioni telefoniche.
Il sindacato punta il dito contro la Regione. «Secondo l'impegno preso in conferenza Stato-Regioni - spiega Tiziano Battisti, responsabile regionale del settore sanità della Cgil -, la Pisana avrebbe dovuto entro fine maggio individuare i criteri di priorità per l'accesso alle prestazioni diagnostiche e terapeutiche e fissare i tempi massimi di attesa. Ma non lo ha fatto». Il sindacato chiede, dunque, che la Regione prenda in tempi rapidi i provvedimenti necessari per risolvere il problema delle liste di attesa. «Pensiamo al prolungamento degli orari per effettuare gli esami specialistici - prosegue Battisti - che in molti ospedali sono ridotti solo alla mattina. In questo caso i progetti pilota avviati al San Camillo, dove la risonanza magnetica viene fatta anche il sabato e la domenica, e nella Roma B, dove lo scorso anno sono stati effettuate 2000 ecografie in più, hanno dato ottimi risultati».
E l'assessore alla Sanità, Saraceni, precisa: «Quello delle liste di attesa è un problema nazionale. Per questo nei primi giorni di giugno, insieme alle altre Regioni, adotteremo criteri di priorità e tempi di attesa comuni, per risolvere una disfunzione che riguarda l'intero sistema nazionale. Nel piano sanitario regionale, inoltre, abbiamo già previsto misure che serviranno ad arginare il problema: dalla possibilità di incentivare l'attività privata dei medici negli ospedali con risorse regionali, a nuovi progetti pilota».