«Ho preso l’epatite, ma non ho diritto a
nulla»
«La mia vita è diventata un inferno - racconta Giovanna S., di Castro dei
Volsci - Ho contratto l'epatite C per una trasfusione fatta nell'ospedale
"Forlanini" a Roma nel 1984, ma solo dopo 10 anni ho scoperto di essere malata.
Me ne sono accorta troppo tardi: ho contagiato anche mio marito. Alcuni anni fa
- continua - ho saputo che una legge permette a me e a mio marito di ottenere un
indennizzo economico a vita. Ho cercato disperatamente di ottenerlo ma, per
scadenza dei termini di presentazione della domanda, non ho diritto più a nulla.
La cosa che più mi fa rabbia è che non ho potuto fare domanda prima perché dal
"Forlanini" è stranamente sparita la mia cartella clinica e nella copia che io
avevo mancavano dei fogli con le notizie del flacone di sangue infetto.
Purtroppo non posso dimostrare in alcun modo ciò che dico. Adesso farò ricorso,
ma ho poche speranze. I soldi dell'indennizzo sono indispensabili per pagare le
medicine: ho anche una figlia disabile». Quello di Giovanna è solo uno dei
drammi in cui vivono molti ciociari. «Nel 1986 mi hanno fatto una trasfusione
nell'ospedale di Cassino - racconta Angelo F., di Monte San Giovanni Campano - a
causa di un avvelenamento da funghi, ma nel 1997 mi sono accorto di aver
contratto l'epatite C. Non sapevo di poter ottenere un risarcimento: me lo ha
detto per caso un medico, ho fatto appena in tempo a presentare la domanda. Ora
percepisco 1198 euro ogni due mesi: poco per le spese che devo sostenere per
curarmi».
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