NEL nord Italia si stanno
accapigliando per due ospedali che si trovano ...
di LUCA SERGIO
... a venti chilometri l’uno dall’altro,
che la Regione vuole ridurre a uno. Qui, da noi, si ripetono a tempi
cadenzati delle non simpatiche baruffe su strutture che sono distanti
addirittura sette-otto. Una cosa incredibile, ma che dà l’esatta idea
delle grandi competenze (tutti parlano e straparlano di sanità) per
dimostrare l’indifendibile. Come si fa a chiedere di mantenere ancora
in piedi strutture costose, tecnologicamente arretrate e che, all’atto
pratico, i cittadini cosiddetti utenti hanno già dimostrato che non
servono a niente? Tanto è vero che sempre più spesso si dirigono verso
ospedali più grandi, dove le professionalità sono più diffuse (se non
altro per l’attività svolta quotidianamente). Anche nella sanità, vuoi o
non vuoi, c’è un mercato e a condizionarlo sono i malati che (come è
giusto che sia) scelgono luoghi e operatori di fiducia. Da noi, invece, si
parla e si straparla e perciò non si costruisce niente di positivo per la
comunità. Dovrebbero essere in prima fila tanti amministratori per far
comprendere agli scettici che l’insufficienza delle risorse e il progresso
tecnologico impongono la rivisitazione della vecchia impostazione
ospedalocentrica, cioè l’assistenza totalmente concentrata sull’ospedale.
Da tempo ormai, e di più negli anni prossimi, sarà necessaria una rete di
servizi essenziali (a cominciare dall’emergenza e per finire
all’assistenza domiciliare e per le malattie più gravi che si vanno
diffondendo) considerato che aumenta la popolazione anziana. Insomma, meno
costi eliminando gli sprechi per impiegare le risorse in strutture
specialistiche efficienti. Cosa di cui la nostra provincia avrebbe dovuto
dotarsi già da tempo e, invece, si è fatto soltanto demagogia. Risultato?
Appena è possibile si va altrove. Perciò facciamo sì che la
discussione, che già si è aperta, sulla «rivisitazione» dei posti-letto
ospedalieri non ripeta slogan campanilistici stantii ma diventi
l’occasione per specializzare e riqualificare l’assistenza. Siamo già in
ritardo e recuperare non è semplice. Un ruolo importantissimo per i
tecnici ma, soprattutto, per la politica locale che deve e non può ancora
deludere aspettative ed esigenze sacrosante. E, per favore, bando alla
demagogia e alle solite divisioni.
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