PONTECORVO/NIENTE MINISTRO IN DIRETTA
Ospedale in tv, una beffadi BERNARDINO PULCINI
La trasmissione
sull'ospedale di Pontecorvo effettuata da I fatti vostri di Rai Due se non è
stata una bufala, poco ci è mancato. Il sindaco del Comune, Riccardo Roscia,
aveva preannunciato che ci sarebbe stato un incontro - dibattito col ministro
della Sanità Gerolamo Sirchia sui numerosi problemi che specie in questi ultimi
messi si sono evidenziati in modo a volte tragicomico. Ma qui ovviamente non si
assiste ad uno spettacolo perché è in gioco la salvaguardia della salute di
migliaia di cittadini. Il sindaco è frastornato e non sa bene che cosa sia
successo. " Mi avevano promesso una trasmissione esauriente - afferma sconsolato
- durante la quale avrei potuto affrontare tutte le tematiche del nostro
nosocomio e invece..." Non l' hanno nemmeno lasciato parlare. I tre minuti della
diretta sono serviti per intervistare i due medici Eleuterio Moretta e Angelo
Reccia, che hanno posto l'accento sull'importanza strategica, funzionale,
storica e culturale dell'ospedale di Pontecorvo, essendo un punto cruciale a
cinque minuti dal casello autostradale e via di transito fra il Tirreno e la
Valle del Liri. Un minuto scarso, dopo qualche ora, è stato concesso al ministro
Sirchia che ha ripetuto ancora una volta che i piccoli ospedali devono cambiare
destino. Il bravo e comprensivo presentatore Massimo Tomagnini, fuori
trasmissione, non ha risposto alla domanda: Perché siete qui? Ma ha detto che si
voleva solo lanciare un appello al ministro per dimostrare che l'ospedale di
Pontecorvo non merita la chiusura. "Ma chi ha mai parlato di chiusura? - sbotta
nel pomeriggio Angelo Reccia che è pure assessore alla Sanità - Le cose non
appaiono chiare. Noi ci siamo ribellati al depotenziamento, in atto da qualche
tempo, del nostro nosocomio e alle ingiustizie patite a vantaggio di ospedali
con strutture inefficienti. Sembra quasi che ci stiano preparando
psicologicamente al peggio e che questa trasmissione sia solo l'inizio di una
campagna preparatoria per la chiusura". Il centinaio di cittadini presenti hanno
quasi percepito tutto questo e avevano voglia a gridare di voler dire la loro
nei Fatti vostri. Nessuno li ha sentiti eppure, a cominciare da Emilio
Caramadre, gridavano: "Fate parlare anche noi" "Fate sentire il grido di dolore
della gente" "Non possiamo permetterci il lusso di ammalarci" "Andate a Cassino
a vedere come stanno gli ammalati là" "Qui ci sono stanze vuote, a Cassino
pagano l'affitto" " Fate vedere le nostre strutture che parlano da sole"
"Abbassi il privato viva il pubblico" e via inutilmente dicendo.
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