Ad un anno dall’apertura, l’Unità
operativa conta mille pazienti. Le patologie più frequenti alla mammella, al
colon e al polmone Sanità, ora il cancro fa
meno paura Il manager Stalteri: «In dodici
mesi recuperati venti anni di assenza»
Ha spento la sua prima candelina e vanta già mille pazienti. E’ l’Unità
operativa di oncologia della Asl presente negli ospedali di Sora, Frosinone e
Anagni (in questi ultimi due come day hospital che garantiscono 40 prestazioni
al giorno ai malati di cancro). «Certo - commenta il manager della Asl,
Domenico Stalteri - 20 anni di assenza non si possono certo recuperare in 12
mesi di lavoro. Ma, grazie alle ottime prestazioni fornite dall’Unità operativa,
oggi possiamo dire di essere in grado di fornire ai pazienti servizi di
primissimo piano».
Vuol dire, quindi, che le
prestazioni sono dello stesso livello degli ospedali italiani più
all’avanguardia? «Esattamente. Non abbiamo nulla
da invidiare agli ospedali romani così come a quelli milanesi. Eppoi basta
considerare come si sono ridotti, negli ultimi mesi, i "viaggi della speranza"...» «Non a
caso - aggiunge la dottoressa Teresa Gamucci primario dell’Unità operativa di Oncologia della Asl - partecipiamo ad importanti trials, sia nazionali che internazionali, per
cui lo studio sui farmaci è sempre aggiornato. Oggi, per esempio, abbiamo a
disposizione medicinali di ultima generazione, sia chemioterapici, che farmaci
di supporto, che hanno sensibilmente migliorato la qualità di vita dei pazienti
con metastesi ossee».
E per la prevenzione?
«E’ già attivo - riprende la dottoressa Gamucci -
un servizio di screening per il tumore della mammella e per i tumori
ginecologici».
Si possono indicare i tre tumori più
diffusi in Ciociaria? «Certamente il primo è quello
alla mammella, seguito dal colon-retto e da quello al polmone». «E’ vero, il
tumore alla mammella rappresenta, oggi, una patologia estremamente frequente:
sono almeno 30 mila le donne che ogni anno scoprono di esserne affette -
aggiunge il dottor Norberto Venturi, chirurgo presso l’ospedale di Frosinone,
specialista in oncologia. Il raccordo continuo tra i diversi specialisti
coinvolti nella cura del tumore alla mammella, quindi, deve diventare una prassi
anche per i casi che possono apparire banali, giacché è ormai prassi consolidata
che laddove le diverse esperienze professionali si integrano, i risultati sono
decisamente migliori. In questo contesto - prosegue il dottor Venturi - le
figure in gioco sono molte: il chirurgo, l’oncoloco medico, il radioterapista,
ma anche il medico di famiglia. Ecco, a Frosinone, grazie ad un’ottima intesa
con i colleghi, abbiamo ottenuto risultati eccellenti e non mi stancherò mai di
ricordare che tanto più precoce è la diagnosi, tanto maggiori sono le
possibilità di guarigione».
Su quante donne
intervenite, chirurgicamente, ogni anno? «Diciamo
che la nostra media è di 70 interventi alla mammella all’anno. Ma anche in
questo campo è importante la diagnosi precoce: un cancro di piccole dimensioni
lo asportiamo facilmente con quadrantectomia (intervenendo solo su un quadrante
del seno) anziché con mastectomia (asportando tutto il seno)». «Ecco -
conclude la dottoressa Teresa Gamucci - quello che stiamo compiendo è uno sforzo
significativo e intenso che ci sta dando grosse soddisfazioni: i pazienti, ora,
si rivolgono a noi con fiducia crescente e questo, devo dire, grazie al rapporto
di stima e collaborazione che abbiamo instaurato anche con i medici di famiglia
che abbiamo incontrato in diverse riunioni e che ci affidano volentieri i loro
pazienti».
A. Sim.
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