Sott’inchiesta un medico, un’ostetrica e
un’infermiera di una clinica di Cassino. La vittima era di
Esperia Mamma morì in sala parto, tre
indagati La procura della Repubblica ordina:
riesumate la salma della donnadi ALESSIO PORCU
Il mistero è chiuso in
una bara. Per risolverlo sarà necessario riesumarla. La procura della Repubblica
di Cassino lo ha ordinato ieri per tentare di risolvere il giallo della morte di
Assunta Caprarelli: la donna di Esperia morta all'età di 25 anni il quattro
ottobre scorso poco dopo avere messo al mondo il suo primo figlio. A firmare il
provvedimento ieri mattina è stata il sostituto procuratore Francesca
Costantini, il magistrato titolare dell'inchiesta sul decesso.
Nel
registro degli indagati dalla procura sono finiti il ginecologo Vincenzo Martino
(assistito dal professor Franco Coppi, il legale del senatore a vita Giulio
Andreotti), l'ostetrica Antonietta Ciarlantini e l'infermiera Maria Geniale
(difesa dall'avvocato Oreste Cifalitti). Sono accusati di omicidio colposo,
omissione di soccorso e falsificazione della cartella clinica. E' un atto
necessario per consentire ai tre sanitari di nominare a loro volta un perito e
un avvocato che seguano le fasi dell'inchiesta. La procura ha affidato
l'incarico di esaminare la salma ai medici legali Antonella Conticelli e Maria
Fernanda Valentini. Sabato mattina effettueranno l'autopsia nell'obitorio del
cimitero di Monticelli d'Esperia dove Assunta è stata sepolta il sei ottobre
scorso. Accanto ai due consulenti nominati dal magistrato ci saranno i medici
indicati dalla difesa: i professori Cesarina Colacecchi, Ernesto D'Aloia e
Benito Nagar.
Assunta Caprarelli partorì nella clinica Sant'Anna di
Cassino ma mezz'ora dopo il parto ebbe un'emorragia che la uccise. Nella
denuncia presentata dall'avvocato Francesco Rocca di Roma per conto del fratello
della donna si parla di sessanta minuti di agonia nascosti sui documenti
ufficiali per cancellare le tracce di un omicidio: qualcuno - ipotizza - ha
falsificato la cartella clinica. Nel referto rilasciato dalla clinica
l'emorragia viene registrata alle 15.30 mentre nel documento consegnato in
ospedale dalla stessa clinica al momento di trasferire la paziente l'orario
indicato è 14.30. In pratica sospettano che "i medici sono intervenuti solo due
ore dopo (16.30) la comparsa dell'emorragia (14.30) ed è evidente l'assoluto
abbandono a se stessa della paziente". La difesa invece sostiene che il decesso
è da attribuire ad un fenomeno chiamato in termine tecnico "Cid" cioè una parte
del sangue si coagula creando microscopici tappi che otturano i capillari. Sarà
l'autopsia a dire come stanno le cose.
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