Cronaca di Frosinone

Giovedì 19 Dicembre 2002
Sott’inchiesta un medico, un’ostetrica e un’infermiera di una clinica di Cassino. La vittima era di Esperia
Mamma morì in sala parto, tre indagati
La procura della Repubblica ordina: riesumate la salma della donna

di ALESSIO PORCU

Il mistero è chiuso in una bara. Per risolverlo sarà necessario riesumarla. La procura della Repubblica di Cassino lo ha ordinato ieri per tentare di risolvere il giallo della morte di Assunta Caprarelli: la donna di Esperia morta all'età di 25 anni il quattro ottobre scorso poco dopo avere messo al mondo il suo primo figlio. A firmare il provvedimento ieri mattina è stata il sostituto procuratore Francesca Costantini, il magistrato titolare dell'inchiesta sul decesso.

Nel registro degli indagati dalla procura sono finiti il ginecologo Vincenzo Martino (assistito dal professor Franco Coppi, il legale del senatore a vita Giulio Andreotti), l'ostetrica Antonietta Ciarlantini e l'infermiera Maria Geniale (difesa dall'avvocato Oreste Cifalitti). Sono accusati di omicidio colposo, omissione di soccorso e falsificazione della cartella clinica. E' un atto necessario per consentire ai tre sanitari di nominare a loro volta un perito e un avvocato che seguano le fasi dell'inchiesta. La procura ha affidato l'incarico di esaminare la salma ai medici legali Antonella Conticelli e Maria Fernanda Valentini. Sabato mattina effettueranno l'autopsia nell'obitorio del cimitero di Monticelli d'Esperia dove Assunta è stata sepolta il sei ottobre scorso. Accanto ai due consulenti nominati dal magistrato ci saranno i medici indicati dalla difesa: i professori Cesarina Colacecchi, Ernesto D'Aloia e Benito Nagar.

Assunta Caprarelli partorì nella clinica Sant'Anna di Cassino ma mezz'ora dopo il parto ebbe un'emorragia che la uccise. Nella denuncia presentata dall'avvocato Francesco Rocca di Roma per conto del fratello della donna si parla di sessanta minuti di agonia nascosti sui documenti ufficiali per cancellare le tracce di un omicidio: qualcuno - ipotizza - ha falsificato la cartella clinica. Nel referto rilasciato dalla clinica l'emorragia viene registrata alle 15.30 mentre nel documento consegnato in ospedale dalla stessa clinica al momento di trasferire la paziente l'orario indicato è 14.30. In pratica sospettano che "i medici sono intervenuti solo due ore dopo (16.30) la comparsa dell'emorragia (14.30) ed è evidente l'assoluto abbandono a se stessa della paziente". La difesa invece sostiene che il decesso è da attribuire ad un fenomeno chiamato in termine tecnico "Cid" cioè una parte del sangue si coagula creando microscopici tappi che otturano i capillari. Sarà l'autopsia a dire come stanno le cose.