Cronaca di Frosinone

6 dicembre 2002
Futuro nero per l’ospedale
ALATRI L’allarme del sindaco

ALATRI — Dall’Amministrazione comunale riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa nel quale il sindaco Giuseppe Morini ed il capogruppo di «Programma Alatri» Pasquale Caponera sostengono che sono tornati «drammaticamente all’attenzione generale i problemi dell’ospedale San Benedetto».
«Purtroppo – hanno dichiarato i due amministratori pubblici – il disegno della Asl e della Regione Lazio è ormai chiaro: chiudere il nostro nosocomio. Per questo la Regione prima ha venduto, con un’operazione assai poco chiara, l’immobile e adesso, non dando seguito ad una serie di promesse, lo sta progressivamente impoverendo per arrivare al suo smantellamento. Del resto – hanno ancora evidenziato il sindaco ed il consigliere - la situazione del San Benedetto sta peggiorando ogni giorno di più, con gravissime ripercussioni sulla qualità e quantità dei servizi erogati all’utenza, ormai costretta a fare i salti mortali per ottenere quanto è di suo diritto.
E tutto questo sta accadendo nonostante il proverbiale spirito di abnegazione ed i quotidiani sacrifici di tutto il personale del San Benedetto impegnato in una strenua battaglia volta a tenere in piedi una struttura che i vertici della Asl e della Regione Lazio stanno lentamente ma inesorabilmente affossando. I segnali in questo senso sono inequivocabili: la carenza di personale, soprattutto infermieristico, provocata da chi continua a promettere e garantire assunzioni che però non si sa quando e se verranno effettuate, sta portando al collasso interi reparti. L’ultima notizia in questo senso – hanno rimarcato Morini e Caponera – proviene dal Pronto soccorso dove è stato affisso un manifesto con il quale si avverte l’utenza che, proprio per colpa dalla mancanza di personale, i tempi di attesa per essere visitati potrebbero allungarsi sensibilmente. Una situazione paradossale per un servizio come il Pronto soccorso dove al contrario i tempi di attesa dovrebbero essere ridotti al minimo. Ecco invece che per un codice bianco ed uno verde l’attesa è rispettivamente di 4 e 2 ore mentre, e qui l’avviso diventa grottesco, per un codice giallo (possibile pericolo di vita) potrebbe essere di 20 minuti. Insomma, la Asl scherza con il fuoco, con la vita della gente, si comporta come se la morte potesse aspettare i tempi della burocrazia, e tenere conto delle incapacità organizzative e manageriali di chi della vita dei cittadini dovrebbe essere il paladino. E, si badi bene, quello che sta accadendo in questi giorni potrebbe non essere nulla rispetto a quanto potrebbe verificarsi dopo il 20 dicembre quando, secondo quanto letto sulla stampa, tre infermieri lasceranno il reparto. Allora sì che la crisi sarà totale. Ma ad avere problemi – hanno denunciato Morini e Caponera – non è solo il Pronto soccorso. Nel reparto di Medicina, ad esempio, sempre per mancanza di personale, la sezione uomini e quella donne sono state accorpate creando da un lato una situazione di promiscuità assolutamente intollerabile e dall’altro l’impossibilità di far fronte al notevole numero di richieste di ricovero che in questo periodo salgono vertiginosamente. Disagi, inoltre, ci vengono segnalati anche ad Ortopedia, Chirurgia ed Otorino. È per questo che diciamo basta e chiediamo alla Asl di dare seguito alle promesse, come quella dell’assunzione di 205 infermieri che si continua a sbandierare per zittire utenza ed amministratori ma che resta ancora nei cassetti. La popolazione di Alatri non può essere penalizzata in questo modo. Il San Benedetto rappresenta un patrimonio ed una risorsa per Alatri, che non si può far morire così. Dai banchi dell’opposizione, in un recente Consiglio comunale qualcuno ci ha accusato di danneggiare l’immagine dell’ospedale con le nostre denunce. Noi riteniamo invece che il San Benedetto possa essere difeso solo denunciando puntualmente le disfunzioni e mettendo la Asl di fronte alle rispettive responsabilità. Chiudere gli occhi, comportarsi da struzzi, essere conniventi con chi vuole distruggere l’ospedale di Alatri non fa parte della nostra cultura».