Futuro nero per
l’ospedale
ALATRI L’allarme del
sindaco
ALATRI — Dall’Amministrazione
comunale riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa
nel quale il sindaco Giuseppe Morini ed il capogruppo di
«Programma Alatri» Pasquale Caponera sostengono che sono
tornati «drammaticamente all’attenzione generale i
problemi dell’ospedale San
Benedetto». «Purtroppo – hanno dichiarato
i due amministratori pubblici – il disegno della Asl e
della Regione Lazio è ormai chiaro: chiudere il nostro
nosocomio. Per questo la Regione prima ha venduto, con
un’operazione assai poco chiara, l’immobile e adesso,
non dando seguito ad una serie di promesse, lo sta
progressivamente impoverendo per arrivare al suo
smantellamento. Del resto – hanno ancora evidenziato il
sindaco ed il consigliere - la situazione del San
Benedetto sta peggiorando ogni giorno di più, con
gravissime ripercussioni sulla qualità e quantità dei
servizi erogati all’utenza, ormai costretta a fare i
salti mortali per ottenere quanto è di suo diritto.
E tutto questo sta accadendo nonostante il
proverbiale spirito di abnegazione ed i quotidiani
sacrifici di tutto il personale del San Benedetto
impegnato in una strenua battaglia volta a tenere in
piedi una struttura che i vertici della Asl e della
Regione Lazio stanno lentamente ma inesorabilmente
affossando. I segnali in questo senso sono
inequivocabili: la carenza di personale, soprattutto
infermieristico, provocata da chi continua a promettere
e garantire assunzioni che però non si sa quando e se
verranno effettuate, sta portando al collasso interi
reparti. L’ultima notizia in questo senso – hanno
rimarcato Morini e Caponera – proviene dal Pronto
soccorso dove è stato affisso un manifesto con il quale
si avverte l’utenza che, proprio per colpa dalla
mancanza di personale, i tempi di attesa per essere
visitati potrebbero allungarsi sensibilmente. Una
situazione paradossale per un servizio come il Pronto
soccorso dove al contrario i tempi di attesa dovrebbero
essere ridotti al minimo. Ecco invece che per un codice
bianco ed uno verde l’attesa è rispettivamente di 4 e 2
ore mentre, e qui l’avviso diventa grottesco, per un
codice giallo (possibile pericolo di vita) potrebbe
essere di 20 minuti. Insomma, la Asl scherza con il
fuoco, con la vita della gente, si comporta come se la
morte potesse aspettare i tempi della burocrazia, e
tenere conto delle incapacità organizzative e
manageriali di chi della vita dei cittadini dovrebbe
essere il paladino. E, si badi bene, quello che sta
accadendo in questi giorni potrebbe non essere nulla
rispetto a quanto potrebbe verificarsi dopo il 20
dicembre quando, secondo quanto letto sulla stampa, tre
infermieri lasceranno il reparto. Allora sì che la crisi
sarà totale. Ma ad avere problemi – hanno denunciato
Morini e Caponera – non è solo il Pronto soccorso. Nel
reparto di Medicina, ad esempio, sempre per mancanza di
personale, la sezione uomini e quella donne sono state
accorpate creando da un lato una situazione di
promiscuità assolutamente intollerabile e dall’altro
l’impossibilità di far fronte al notevole numero di
richieste di ricovero che in questo periodo salgono
vertiginosamente. Disagi, inoltre, ci vengono segnalati
anche ad Ortopedia, Chirurgia ed Otorino. È per questo
che diciamo basta e chiediamo alla Asl di dare seguito
alle promesse, come quella dell’assunzione di 205
infermieri che si continua a sbandierare per zittire
utenza ed amministratori ma che resta ancora nei
cassetti. La popolazione di Alatri non può essere
penalizzata in questo modo. Il San Benedetto rappresenta
un patrimonio ed una risorsa per Alatri, che non si può
far morire così. Dai banchi dell’opposizione, in un
recente Consiglio comunale qualcuno ci ha accusato di
danneggiare l’immagine dell’ospedale con le nostre
denunce. Noi riteniamo invece che il San Benedetto possa
essere difeso solo denunciando puntualmente le
disfunzioni e mettendo la Asl di fronte alle rispettive
responsabilità. Chiudere gli occhi, comportarsi da
struzzi, essere conniventi con chi vuole distruggere
l’ospedale di Alatri non fa parte della nostra
cultura».
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